Il Principio di Vulnerabilità: la fragilità esistenziale in ognuno di noi.....anche per le libere professioniste
Mi ha sempre colpito moltissimo uno dei 4 principi espressi nella Dichiarazione di Barcellona del 1998, quello della vulnerabilità umana. Spesso si corre il rischio di parlare di soggetti "deboli" (donne, bambini, anziani, immigrati.....) come fossero categorie rigide e differenziate dagli altri, quelli forti e meno a rischio. Invece no. Ognuno di noi, in particolari momenti della propria vita, in determinate fasi, di fronte a specifici accadimenti può trovarsi in una condizione/posizione di fragilità. E questo, se da un lato rappresenta un campanello dall'allarme rispetto al nostro senso di onnipotenza (ogni tanto fa bene), vuol anche essere uno stimolo a sviluppare senso di aggregazione e supporto reciproco, ci umanizza un pò tutti, ci fa vedere noi stessi e gli altri in fondo sulla stessa barca e profondamente simili in questa nostra fragilità esistenziale. Secondo me questo è bellissimo. E poi anche Afrodite K è così.....
Non fanno eccezione i lavoratori autonomi, i liberi professionisti, quelli che devono essere sempre splenditi, superperformanti, solari, motivati e motivanti, affascinanti e belli. Insomma "al top". Perchè il loro mestiere è "vendersi" ad un mercato sempre più duro e concorrenziale, perchè il mondo della consulenza è una giungla piena di offerenti. E tra l'altro una giungla in piena crisi. Quindi?
Quindi se ti ammali, e non di influenza, se hai il tuo momento anche passeggero di "vulnerabilità", meglio non dirlo troppo in giro se sei un lavoratore autonomo, che poi ti bruci rispetto al mercato.
Chi la vuole più una lavoratrice autonoma, una professionista, un'imprenditrice con un tumore? E se poi mi viene una recidiva? E se mi danno da fare la chemio? E se poi magari non riesco più a concentrarmi per i pensieri che ho? Non sono più perfetta ed è meglio non farlo sapere in giro.
Invece, no. proprio , no.
Io l'esigenza di parlare l'ho sentita non solo per una questione filoterapeutica di medicina narrativa, ma anche perchè, man mano che mi informavo e scoprivo le profonde ingiustizie e discriminazioni che coinvolgono le lavoratrici autonome operate al seno rispetto alle altre lavoratrici, ho capito che si trattava anche di una questione sociale, qualcosa da far conoscere e per cui lottare affinchè altre donne non debbano vedere i sorci verdi che ho visto e sto vedendo io.
Non è e non deve essere solo una questione privata.
Se poi questo comporta lo scoprire la propria vulnerabilità......, oh che sarà mai!. Se c'hanno fatto addirittura una Dichiarazione all'interno della Comunità Europea, vorrà dire che non è qualcosa da nascondere.
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