lunedì 30 dicembre 2013

Il Libro di Giobbe e la sofferenza umana

Giobbe, dipinto di Leon Bonnat 1880
Il Libro di Giobbe mi ha sempre affascinato tantissimo. Pur non essendo credente, la storia di questo uomo giusto così tartassato da Satana ed indirettamente da Dio, in tutte le sfumature della sua vita: gli affetti, la salute, il denaro, mi ha sempre incuriosito molto. Il tema centrale è il tema eterno della sofferenza umana. Perchè l'uomo soffre? E soprattutto perchè l'uomo e la donna retti, giusti, onesti devono soffrire? Perchè la sofferenza e la malattia non colpiscono esclusivamente le persone malvagie, disoneste, ingiuste? Quale senso dare al dolore di un innocente, di un puro?
Per i credenti questo si traduce nella ricerca di una fede e di un credere per nulla, un credere fine a se stesso, senza niente in cambio. Pare poco..... Ma il messaggio del Libro di Giobbe termina proprio così:  Dio non è tenuto a spiegare la sofferenza umana, Dio viene per riempirla con la sua presenza. Se uno riuscisse a sentirla una cosa così, sarebbe un motivo più che sufficiente per credere, no? Io la sento molto, ma nonostante questo non riesco a credere in Dio. Mah.....sarà la malattia, i tumori rendono la gente strana.
Il senso da ricercare nella sofferenza non è, per me, un senso specifico (la trappola del principio particolare di causa-effetto è pericolosissima) bensì un senso generale. Il senso della vita così come essa è con le sue meraviglie e le sue brutture. Io credo che la ricerca del motivo della sofferenza umana, sia la sofferenza umana più grande. Accettare il mistero della presenza della sofferenza umana (perchè puoi dare ad essa le più pindariche spiegazioni psicologiche, ma alla fine sempre un mistero rimane) è un lavoro che l'essere umano deve riuscire a fare. Accettare il non senso della sofferenza umana vuol dire accettare di non riuscire a cogliere il senso della vita. Il senso della vita e della sofferenza è veramente trooooppo lontando dal nostro umano potere. Questo non vuol dire che poi non possiamo trovare piccoli e grandi sensi nella nostra esistenza, dai figli, all'amore, alla fede, al puro egoismo, al puro altruismo, insomma sono infinite le possibilità. Tanto alla fine della fiera sempre un mistero rimane. 
Io il perchè del mio tumore non me lo sono chiesto, non mi sono chiesta perchè proprio a me, se avevo fatto qualcosa di male, se dovevo pagare qualcosa, se il mio karma era impuro o se il mio stile di vita non era stato sufficientemente sano. Ammesso che qualche risposta a queste domade ci sia, si riferirebbe al passato. E io invece sono immersa nel presente. Preferisco pensare a cosa succederà da ora in poi, a cosa posso farci con questo tumore, come lo posso sfruttare, come lo posso trasformare in qualcosa di utile per me e per gli altri. L'unico modo di fregarlo è questo, usarlo più che capirlo. Sò di essere ancora molto lontana da una buddhica e beata illuminazione perchè in quel caso non cercherei nemmeno di usarlo il tumore, lo accetterei e basta, come si accetta che una mattina ci si sveglia e fuori piove. Magari c'arriverò. Per ora sento che qualcosa ce la devo fare con questo cancro, mi serve ad andare avanti e sopravvivere.
Cerco ogni giorno qualcosa che riempia con la sua presenza questa sofferenza. Anche se a volte questo qualcosa lo avverto come molto denso sì, ma indefinibile. E allora lo lascio in pace questo senso, perchè spesso a sfrugugliarle troppo le cose poi ti si ribellano contro.

In ogni caso se vuoi approfondire Il Libro di Giobbe guarda questo interessante Video nel quale il biblista don Martino Signoretto lo commenta.

1 commento:

  1. Sono anch'io d'accordo con te, anche se lamia visione della vita è uguale alla visione taoista buddhista ecc, e concordo con te che al dilà del karma che non ci è dato di conoscere, sento che l'unico modo per vivere è amare il nostro presente. Altrimenti siamo d'accapo nell' inferno del giudizio moralistico e senza amore.

    Ho firmato la tua petizione perchè è assurdo che una società che produce così tanta ricchezza non ha i soldi per curare tutti. non sono un lavoratore autonomo, ma ora per il genere umano di andare oltre le caste di ogni tipo razza e colore.
    un saluto Darpan

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