venerdì 27 dicembre 2013

Finanziamo le professioniste operate al seno invece delle grandi associazioni

Il tumore al seno è un dramma, non facciamone una tragedia. Questo è il bellissimo sottotitolo dello spettacolo "Se si può raccontare" portato in scena da Marina Senesi attrice genovese operata proprio di cancro alla mammella. E' un pò anche lo spirito con cui ho scritto questo post. Le lavoratrici autonome con un tumore al seno hanno già il loro bel da fare con il dramma della malattia, aggiungerci anche quello delle problematiche lavorative magari con clienti che si dileguano quando vengono a sapere la cosa, trasforma il tutto in una bella tragedia. E allora pensavo......., invece di sovvenzionare solo le grandi associazioni e le grandi raccolte fondi che spesso vengono organizzate in favore delle donne colpite dal tumore al seno, perchè non fare la propria parte di bravi cittadini o di aziende illuminate finanziando le donne stesse?
Hai bisogno di un traduttore? di un esperto in formazione? di un designer? di un grafico? di un consulente? di un ricercatore? Parliamo del popolo dei professionisti con p.iva (soprattutto quelli con gestione separata Inps, categoria tra le più salassate dalle tasse e dai contributi e quindi quella più debole ed a rischio in caso di malattia). Perchè non assoldare una donna operata di tumore al seno? Perchè non dare lavoro proprio ad una fascia meno protetta dagli ammortizzatori sociali? E perchè non utilizzare la distribuzione del lavoro anzichè tener buona la propria coscienza facendo donazioni generiche?
E' qualcosa che mi sto chiedendo da un pò, da quando le mail e le telefonate che ricevo da tutta Italia come risultato dell'apertura di questo Blog mi raccontano casi molto tristi nei quali le professioniste malate hanno visto scomparire agenzie ed aziende proprio in concidenza della rivelazione della loro condizione.
Sarebbe bello far capire a tutti i clienti attuali e potenziali che le lavoratrici autonome operate al seno, il tumore ce l'hanno avuto alle tette mica al cervello e che sparire di netto forse, oltre che non essere carino di per sè, magari non è poi nemmeno così necessario. Basterebbe istillare il sano dubbio che forse un tumore fa esplodere nelle persone risorse, talenti, resilienza ed intelligenza, roba che non si trova poi così facilmente in giro. 
Sarebbe bello forse, ma questo è un sogno tutto mio (io miro sempre alto, è un mio viziaccio maledetto) che  nascesse un bel network di professioniste con competenze anche diversissime, tutte con tette bioniche, magari raggianti di luce (radio e chemioterapizzate) con un range emotivo a tutto tondo favorito dalle terapie antiormonali, insomma tutto lo staff dell'eroina Afrodite K al completo a cui i clienti potrebbero rivolgersi per far realizzare i loro progetti. Dare lavoro, quel poco che c'è in giro, diventerebbe così un'azione anche ad impatto sociale.
Mi ricorda un pò quello che ha fatto quell'imprenditore fiorentino che ha beccato un tizio a rubare rame negli appartamenti che stava facendo costruire e poi, compresa la situazione di reale necessità, ha dato al ladro disperato un lavoro come giardiniere.
Noi non abbiamo nemmeno rubato........

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