Essere un lavoratore autonomo malato è già un bel casino. Se poi sei anche un professionista che viaggia su tutto il territorio nazionale, la cosa ti si complica non poco. Fai presto a dire "lavoratore". Da un lato i diritti di base devono essere assicurati a tutti e questo lo dice la Costituzione. D'altro canto le caratteristiche di una professione possono essere anche molto diverse tra un lavoratore ed un altro, anche all'interno dello stesso macrocontenitore "lavoro autonomo". Lo Stato, quindi, nell'applicare le varie tutele, ne dovrebbe tener conto, no?
Lasciamo perdere, nemmeno i diritti di base sono assicurati, figuriamoci se questi possono addirittura essere "adattati" al tipo di occupazione. Utopia.
Detto fatto. Sono andata al CUP (Centro Unico di Prenotazioni) per fissare 3 esami di controllo. Ovviamente con larghissimo anticipo (6 mesi) per essere sicura di farli in tempo per le verifiche oncologiche.
A mani giunte e con le ciglia fluttuanti mi sono trovata a pregare l'operatore di cercare di incastrare, visto che stavo prenotando molto in là nel tempo, i 3 esami il più possibile vicini ed attaccati in modo da non intaccare più giornate di lavoro potenziali sparse qua e là nell'agenda. "Sà, io sono una lavoratrice autonoma....". Questa è ormai una frase che dico spessissimo da quando ho avuto la diagnosi di cancro al seno e tra l'altro non demordo, nonostante le reazioni siano sempre o di indifferenza o di vago stupore (tipo "e quindi....?!), io proseguo nei miei tentativi di far capire ad operatori e medici quanto sia complicato conciliare lavoro autonomo e malattia. Ma non c'è niente da fare, nessuno lo capisce, a nessuno interessa. Il mantra più o meno indiretto che ti trovi a gestire è sempre lo stesso: "L'hai voluta la bicicletta? Adesso pedala!".
Insomma la missione è andata così così. Un esame fissato in una settimana tra 6 mesi di lunedì, gli altri 2, la stessa settimana, ma di venerdì. Risultato? Quasi sicuramente l'intera settimana, lavorativamente parlando, ha grandi probabilità di essere sputtanata. E così è. Speriamo almeno che i risultati degli esami vadano bene, così qualcosa da festeggiare ce l'ho.
Non finisce qui. Sto tenendo sotto controllo anche l'altra tetta che di stare tranquilla non ha alcuna voglia e, probabilmente per invidia di quella bionica, vuol essere anche lei al centro dell'attenzione e fa le bizze con doloretti, bozzetti strani e sensazioni inquietanti. Necessaria una risonanza magnetica tra giugno e luglio. Sembra facile..... La risonanza magnetica con liquido di contrasto alle tette già, di per sè, è una procedura complessa. Nella mia ASL di riferimento la fanno solo 2 volte al mese e solo di venerdì. E' un tipo di esame che tra l'altro va fatto nella seconda settimana dopo le ultime mestruazioni. Ecco riuscire ad incastrare tutto questo con l'agenda da libero professionista e pure con le mestruazioni è mission impossible. Incrociamo le dita e, caro ciclo (no quello della bicicletta), vienimi incontro almeno te.
Comunque, no problem, se gli incastri non mi riescono, posso sempre togliere da sotto il mattone tutti i soldi evasi in oltre 20 anni di lavoro con le aziende che hanno usufruito, ovviamente senza batter ciglio, dei miei servizi rinunciando a rendicontarli e scaricarli con regolare fattura, così, tanto per il mio bel visetto simpatico. Cosa volete che siano centinaia di euro che se ne vanno via in esami a pagamento di fronte a 20 anni di evasione?
PS La prossima volta che incrocio quello sguardo tra lo stupìto e l'infastidito mentre sto sudando freddo per cercare di tenere insieme l'agenda della mia esistenza tra malattia e lavoro senza farla esplodere, qualsiasi sia l'interlocutore in questione, non rispondo di me.
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