venerdì 23 maggio 2014

La storia di Maria B.

Questa è la storia di Maria, una lavoratrice dipendente che ha perso il suo lavoro per un cancro al seno. Maria non è una lavoratrice autonoma, ma Afrodite K ha deciso ugualmente di divulgare la sua storia, una tra le tante che  si distingue solo perchè Maria è voluta uscire allo scoperto aiutata dalla sua disperazione. Ricordiamoci che Lo Stato fa differenza tra lavoratori, il cancro no



"Lavoravo come cameriera ai piani da 10anni. In un albergo molto conosciuto sul mare della mia città. Premetto che lavoravo con la mia datrice di lavoro dal 1998 a casa sua tenevo i figli ecc. Poi nel 2000 mi ha spostato in albergo. Fiducia totale anche perché ero un jolly. Succede che a dicembre 2009 mi hanno diagnosticato un tumore maligno infiltrante al seno sx. Mi sono recata all'istituto San Martino di Genova. Vvengono fatti tutti gli esami visto che il carcinoma era di 4,5cm. Ho iniziato subito la chemio e siamo a febbraio 2010:  8 cicli 4 di fec e 4 di ixabepilone. Facevo le punture per far alzare i globuli bianchi per anemia. Dopo che ho finito la chemio mi hanno ricoverato per un mese al S.Martino e lì sono rimasta in attesa di intervento e siamo a luglio 2010. Mi sono operata il 16/7/2010. I primi di luglio ricevo la raccomandata di licenziamento per il superamento del periodo di comporto (il lavoratore dipendente in malattia ha diritto a non essere licenziato per un periodo detto di comporto calcolato in base all'anzianità di servizio).  Purtroppo erano già passati 6 mesi. Sono andata al sindacato dove ero iscritta e l'avvocato del sindacato mi ha chiesto che per la causa dovevo pagare prima. Ho preso allora quello d'ufficio il quale mi dice che le carte erano in regola ma i termini erano cambiati a fronte dei 5 anni di prima c'era tempo 2 mesi per la causa. Ma c'è una cosa che nessuno mi ha mai spiegato. Ma se io ho impugnato il licenziamento subito di che termini stiamo parlando??? Quando sono andata all'ufficio del lavoro la mia controparte non si è nemmeno presentata. Insomma ho lavorato per 10 anni con una donna che credevo amica, ma questa è la coltellata al cuore che ho ricevuto. Poi quando più volte piangendo l'ho pregata di riprendermi, nulla. Se mi dava il tempo io mi sarei messa in aspettativa non retribuita. Ma mi è arrivata la sua lettera prima e poi ero arrivata a pesare solo 37 kg. Non c'è stato niente da fare. Eppure non capisco queste differenze tra contratti lavorativi rispetto alle malattie oncologiche. Perché ci si ammala tutti di cancro. Nel pubblico gli azzerano i gg (malattia salva vita). Gli automi non hanno nulla ed i dipendenti privati vengono licenziati. Adesso io sono sola, la mia famiglia è mancata. Non lavoro da 4 anni, la pensione la prendo fino a luglio 2014, ho un mutuo da pagare. Prendo 700 euro di pensione che diventeranno 260euro ho 700euro di spese tutti i mesi. Vado in parrocchia per il pacco dei viveri. La mia dignità è morta. Come farò da agosto? Sono iscritta alle liste protette con la legge 68, ho risposto a tutte le chiamate, ad oggi ho fatto diversi colloqui nulla. Ho bussato a porte ma inutilmente. C'è crisi ma io non chiedo soldi.  Rivoglio solo la mia dignità. Ho 52 anni. E mi sento ancora viva, ma disperata voglio lavorare. Io non voglio fare la vittima, anzi. Credo di aver subito un ingiustizia davvero tremenda. Da agosto per me sarà un incubo perderò anche la casa. Autorizzo a pubblicare questa storia con il mio nome e cognome perchè voglio che nessuna donna debba subire tutto questo. Ci vuole informazione e umanità."

Maria B. (Savona)

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