lunedì 29 dicembre 2014

Le partite iva sono il bancomat di Stato: altro che stereotipi, questi sono i dati!

I pregiudizi e gli stereotipi appiccicati addosso ai lavoratori autonomi ed alle partite iva (ricchi, evasori, false partite iva) sono veramente numerosi ed ormai non più sopportabili perchè adesso siamo nella beffa più eclatante. La situazione continua a peggiorare, la tassazione aumenta, la crisi economica non accenna a frenare e l'assenza di diritti, tutele ed ammortizzatori non è più tollerabile. Ecco perchè è importante focalizzarci sui dati, perchè quelli non sono opinioni ed i numeri parlano da soli facendo evaporare gli stereotipi comuni e l'assoluta incompetenza dei politici che tagliano e rammendano leggi senza nemmeno sapere su che cosa stanno mettendo le mani.


Ma quanti sono i lavoratori autonomi in Italia?
Dai dati Istat 2012, i lavoratori autonomi singoli sono 3.175.000, mica bruscolini!

Nel mercato del lavoro operano oltre 1 milione e mezzo di lavoratrici autonome (con tutte le problematiche connesse come evidenziato da una recente ricerca europea)

Partite iva afferenti alla Gestione Separata Inps? Beh, qua si parla di 1,8 milioni di lavoratori e dell'unica, sottolineo unica, cassa in attivo. Da una ricerca effettuata da ACTA emerge che i versamenti Inps per prestazioni assistenziali (indennità di malattia, indennità di degenza ospedaliera, indennità di maternità), che dovrebbero essere coperti dallo 0,72% dell’aliquota totale (arrivata adesso a 29,72%), non superano il 50% dimostrando come ci siano ampi margini di migliorabilità nella protezione che i lavoratori autonomi possono avere in caso di malattia grave. Visto che l'attivo di questo tipo di cassa è di ben 8 miliardi, appare assolutamente incomprensibile il motivo per il quale le partite IVA debbano versare un terzo dei loro guadagni in contributi, senza che questi servano a prestazioni assistenziali adeguate! Non solo, la beffa e che a loro viene anche "consigliata" la previdenza complementare come se, con un'aliquota che arriverà al 33% ed un reddito medio molto basso, fosse possibile pure permettersi di queste tutele!

Ma ampliamo lo sguardo all'intero popolo dei lavoratori autonomi..... E' davvero scandaloso quanto le partite iva versano in termini di contributi pensionistici ed assistenziali rispetto a ciò che torna loro indietro (Fonte CGIA di Mestre) . Altro che bancomat di Stato, questo è un ladrocinio in piena regola e sulla pelle magari di lavoratori che si ammalano anche. Da vomitare!

















Infine....Italia infestata dalle false partite iva?
Beh, da questi dati (Fonte: dati Istat 2012) non sembrerebbe proprio. L'incidenza delle false partite iva rispetto alle vere è decisamente minima. Questo, precisiamo, non significa che non sia un problema ma da qui a liquidare la questione partite iva alla semplice regolarizzazione delle false, ce ne corre....

















Anche la CGIL concorda nel suo Decalogo dei diritti del lavoro professionale del 2013: "Ormai sono diverse le indagini da cui emerge che il mondo delle professioni in Italia non può essere tradotto con il vecchio stereotipo monocommittenza=lavoro subordinato mascherato. I dati dell’Osservatorio sul lavoro atipico dimostrano che il fenomeno dell’abuso nel lavoro autonomo individuale (Partite iva individuali esclusi i collaboratori e le imprese) non è prevalente e si attesta attorno al 10%. Questa fotografia è confermata anche dall’indagine IRES Professionisti a quali condizioni?. Il 13,7% del campione si sente un lavoratore dipendente non regolarizzato, il 17,8% un lavoratore autonomo o un “libero professionista affermato”, mentre la gran parte, il 68,5%, si autodefinisce “libero professionista con scarse tutele”. L’abuso, invece, è prevalente nel lavoro parasubordinato (co.co.co, progetto, occasionale, associazione in partecipazione). Lo conferma anche dall’indagine Plus dell’ISFOL: i cosiddetti “Finti” prevalgono tra i contratti a progetto 81,65% e tra i co.co.co. 67,86%. Sono il 53,40% tra gli occasionali, mentre tra le partite iva diminuiscono drasticamente: sono il 14,72%".

Anche l'aumento del lavoro autonomo negli ultimi 10 anni











può essere letto attraverso le riflessioni del giornalista Dario di Vico del Corriere "La vulgata sostiene che l’aumento del lavoro autonomo è una patologia del sistema che scarica fuori del mercato del lavoro regolare le esigenze di flessibilità. Ne consegue che bisogna obbligare i grandi operatori a eliminare quest’anomalia ed è tutto risolto. Ma è davvero così? O in realtà il lavoro autonomo si sta imponendo in molte professioni che prima erano quasi esclusivamente dipendenti (a cominciare dai giornalisti) proprio perché le organizzazioni non riescono a tenere insieme costi, innovazione e creazione del valore? Io credo che sia così e che allora sia necessario ragionare di nuovi format del lavoro capaci di massimizzare competenze, la formazione, la crescita dimensionale, l’internazionalizzazione. I coworking sono sicuramente un’esperienza utilissima ai fini di questa riflessione."

Quindi?
A questo punto le richieste contenute nella Petizione "Diritti ed assistenza per i lavoratori autonomi che si ammalano" sono assolutamente legittime e vogliamo essere considerati non solo quando c'è da pagare ma anche quando c'è da erogare protezione sociale, così come ha sancito il Parlamento Europeo!

Nessun commento:

Posta un commento

Stai commentando come utente anonimo o con il tuo account Google. Consulta la Privacy Policy