Finalmente se ne parla! Riporto un articolo di Salute Seno sui tatuaggi medicali che possono essere fatti dopo una mastectomia o in genere dopo un intervento a seguito di un tumore al seno. Afrodite K è già da tempo in contatto con Rita Molinaro, la tatuatrice medicale di Treviso che racconta quali possibilità hanno le donne operate al seno oltre quelle che tradizionalmente vengono loro prospettate. Contattai Rita, trovandola su internet, molti mesi fa per l'ipotesi di un tatuaggio artistico sull'eventuale "spianatina" che avrei intenzione di adottare come alternativa alla ricostruzione del seno...
Quando ho cominciato a riflettere su ciò che realmente volevo io, al di là di tutto quello che medici, persone conosciute o società si aspettavano che "naturalmente" io facessi ed ho iniziato a pormi domande, raccogliere informazioni, parlare con donne diverse che, dopo essere state operate al seno per tumore, avevano fatto scelte tra loro diverse, è entrato a far parte della mia vita il tema della "ricostruzione del seno".
Nel processo di raccolta di informazioni sulla possibile opzione "non effettuare la ricostruzione del seno", mi sono accorta che, soprattutto in Italia, trovavo davvero molto poco. Non parliamo poi dell'ulteriore opzione "non fare la ricostruzione del seno e scegliere di farsi un tatuaggio artistico". Google Immagini presenta moltissime foto se si digita "mastectomy tatoo" e molte meno con "mastectomia tatuaggio" (e tutte prevalentemente orientate al tatuaggio del capezzolo che in realtà spesso finisce per essere una rifinitura della ricostruzione del seno effettuata).
Cominciai allora una ricerca in Italia di operatori specializzati in tatuaggi artistici postmastectomia. Un pianto, peggio del deserto africano. Il nulla, quasi o comunque nessuno di così specializzato. Un conto è farsi un tatuaggio normale, tutt'altro film è quello di un tatuaggio così delicato come quello postmastectomia che diviene un intervento di tipo più "medico" e psicologicamente molto più delicato.
Alla fine ho trovato Rita Molinaro che mi dava un minimo di affidabilità in quanto "accreditata" dalla LILT di Treviso. Ci siamo sentite per telefono e tutt'ora rimaniamo in contatto perchè potrebbe servirmi la sua professionalità visto che sto qui ancora a capire cosa farò di preciso con le mie tette. Per ora è tutto fermo, l'espansore rimane al suo posto a sx (niente ricostruzione definitiva), la tetta dx è sotto controllo per uno pseudonodulo, l'idea di una mastectomia preventiva aleggia. Insomma, si vedrà. Intanto l'aggancio con Rita l'ho creato e questo mi rassicura non poco. Un'opzione possibile, infatti potrebbe essere fare quello che ho chiamato "la spianatina con tatuaggio artistico" (togliere l'espansore a sx e fare mastectomia preventiva a destra senza ricostruzione del seno). Avrei già in mente il tipo di disegno.....
Vi propongo l'interessante articolo di Salute Seno sottolineando che l'argomento non si esaurisce con il tatuaggio del complesso areola-capezzolo ma che c'è tutto il capitolo del tatuaggio artistico di per sè che può essere fatto dopo una mastectomia senza ricostruzione o per "arricchire" le cicatrici di una ricostruzione.
Insomma, il messaggio che mi preme lanciare è: care donne, fate un pò quello che volete e sentite, sappiate che le scelte sono spesso più numerose di quello che sembra e di ciò che ci prospetta il mondo intono a noi. E in ogni caso il pensiero và (insieme ad un grosso abbraccio) a tutte quelle donne per le quali, per cause strettamente mediche, le scelte sono molto ridotte o addirittura assenti: siete donne comunque perchè si è donna, in primis, dentro.
Un tatuaggio al posto della chirurgia di Tiziana Moriconi (Fonte Salute Seno)
Rita Molinaro, classe 1965, fa la tatuatrice. E aveva 31 anni quando nel suo studio, a San Donà di Piave, si presentò una cliente con una richiesta particolare: era una donna che aveva subito un intervento al seno per un tumore, e voleva che lei ricreasse l’areola con un tatuaggio. “Non l’avevo mai fatto e non sapevo da dove partire – racconta Rita – e la signora, un po’ scherzando e un po’ no, mi disse: bene, ha un anno per imparare. Così ho cominciato a informarmi. Non esistevano corsi specifici né, ovviamente, una figura di tatuatore medicale”.
Tatuaggi in ospedale. Da quel momento, Rita ha cominciato a spendere tempo ed energie nella sua formazione “medica”, e sei anni fa si è presentata alla Lega italiana per la lotta ai tumori (Lilt) di Treviso come tatuatrice medicale volontaria. Grazie al sostegno dell’associazione e del direttore della breast unit dell’Ospedale di Treviso (Usl 9), Nicola Balestrieri, Rita ha dato vita a un progetto inedito, dedicato a una tecnica innovativa di tatuaggio come alternativa alla ricostruzione del capezzolo e dell’areola per le donne che ne avevano subito l’asportazione a causa di un tumore. Era il primo progetto del suo genere in Italia.
Disegnare il seno. Non si trattava – e non si tratta – di semplice dermo-pigmentazione, ma di veri e propri disegni artistici con effetti ottici in grado di restituire tridimensionalità (nel caso in cui le donne preferiscano non ricostruire il capezzolo) e di eliminare le discromie delle cicatrici dell’intervento chirurgico.
Ma non basta la mano di un artista per questo lavoro. “Non ci si improvvisa tatuatori medicali”, chiarisce subito Rita: “Qui il tatuaggio fa parte di un lungo percorso riabilitativo a cui le pazienti arrivano dopo l’asportazione del seno, le cure chemioterapie, che abbassano le difese immunitarie, e radioterapiche. Molti farmaci, inoltre, provocano delle reazioni cutanee e sensibilizzano la pelle. Anche il sostegno dello psicologo è fondamentale, perché molte pazienti non accettano la perdita del seno e la ricostruzione. Un tatuatore, per quanto bravo, non può agire da solo, ma deve lavorare a strettissimo contatto con l’équipe della breast unit”.
Tatuaggi sicuri. Insomma, questi tatuaggi sono una procedura medica vera e propria. Anche perché esiste la possibilità di complicanze: il rischio più grande è che il tatuaggio provochi un’infezione nell’area della protesi, spiega Rita. Che ha messo a punto un protocollo e brevettato l’attrezzatura per cui non solo gli aghi, ma ogni cosa – dall’acqua usata per i pigmenti (confezionati in porzioni monouso e tracciati), all’ambiente, al camice e ai guanti – è sterile. “Il nostro modo di lavorare è unico e non esiste nulla del genere in tutta Europa”, assicura la tatuatrice.
Anche i pigmenti sono scelti con attenzione, in modo da non interferire con gli esami diagnostici (per esempio la mammografia e la risonanza magnetica). Se il tatuaggio è eseguito con tutte le accortezze, quindi, non vi è pericolo di effetti secondari di alcun tipo. “In questi sei anni – racconta ancora Rita – presso l’Ospedale di Treviso abbiamo condotto uno studio (in pubblicazione, ndr.) insieme all’Istituto superiore di sanità per valutare rischi e vantaggi della tecnica: abbiamo trattato in tutto 150 pazienti, anche immunodepresse per via delle terapie, senza mai avere complicanze. E il grado di soddisfazione è stato altissimo”.
Come si svolge il tatuaggio? “Le pazienti sono inviate da me dai medici della breast unit e si presentano con una scheda completa delle informazioni mediche. Il mio lavoro comincia con la spiegazione della tecnica, facciamo una foto e valutiamo insieme come procedere e con la scelta del colore. Le faccio collaborare il più possibile, per renderle partecipi. Il tatuaggio in sé dura 20-30 minuti, e la seduta circa un’ora e mezza. Poi le pazienti vengono rimandate a casa con un promemoria su come medicare il tatuaggio e i numeri di telefono di riferimento. Dopo un mese si valuta il tatuaggio e si stabilisce se fare una seconda seduta: nella maggior parte dei casi ne servono due. Rispetto al trucco permanente, che richiede di essere ritoccato circa ogni anno, il tatuaggio può essere ripreso ogni 5-6 anni, limitando il rischio che si sviluppino reazioni allergiche alle sostanze impiegate.
Una scuola per tatuatori. Ad oggi non esiste la figura del tatuatore medicale, e può accadere che le pazienti vengano inviate in uno studio qualsiasi. Ma le cose potrebbero cambiare. “Stiamo lavorando anche con il centro Ondico dell’Iss affinché sia riconosciuto un percorso sicuro per la paziente”.
Un nuovo centro a Udine. Intanto, il secondo ambulatorio italiano specializzato in “tatuaggi senologici” sta per essere lanciato. Succede a Udine, dove l’Associazione nazionale donne operate al seno (Andos - Comitato di Udine) – ha siglato un accordo con l’Azienda ospedaliero universitaria Santa Maria della Misericordia e con una clinica convenzionata, Salus Alpe Adria: la breast unit metterà in contatto le pazienti che necessitano del tatuaggio con l’associazione, e questa finanzierà lo spazio presso la clinica, l’attrezzatura e i tatuaggi, che verranno eseguiti sempre da Rita Molinaro. “L’obiettivo è far sì che questa tecnica entri a far parte del percorso di cura, che le pazienti siano tutelate e che non debbano sostenere alcun costo”, dice Mariangela Fantin, presidente di Andos Udine: “Vogliamo anche contribuire a formare tatuatori specialisti per metterli in grado di comunicare con le donne che stanno affrontando un tumore al seno: tatuare è un discorso, prendere in carico la parte finale di un percorso così doloroso e delicato è molto più complesso”. Il progetto sarà presentato ufficialmente il 25 luglio nella città friulana e partirà il prossimo ottobre.
Tatuaggi in ospedale. Da quel momento, Rita ha cominciato a spendere tempo ed energie nella sua formazione “medica”, e sei anni fa si è presentata alla Lega italiana per la lotta ai tumori (Lilt) di Treviso come tatuatrice medicale volontaria. Grazie al sostegno dell’associazione e del direttore della breast unit dell’Ospedale di Treviso (Usl 9), Nicola Balestrieri, Rita ha dato vita a un progetto inedito, dedicato a una tecnica innovativa di tatuaggio come alternativa alla ricostruzione del capezzolo e dell’areola per le donne che ne avevano subito l’asportazione a causa di un tumore. Era il primo progetto del suo genere in Italia.
Disegnare il seno. Non si trattava – e non si tratta – di semplice dermo-pigmentazione, ma di veri e propri disegni artistici con effetti ottici in grado di restituire tridimensionalità (nel caso in cui le donne preferiscano non ricostruire il capezzolo) e di eliminare le discromie delle cicatrici dell’intervento chirurgico.
Ma non basta la mano di un artista per questo lavoro. “Non ci si improvvisa tatuatori medicali”, chiarisce subito Rita: “Qui il tatuaggio fa parte di un lungo percorso riabilitativo a cui le pazienti arrivano dopo l’asportazione del seno, le cure chemioterapie, che abbassano le difese immunitarie, e radioterapiche. Molti farmaci, inoltre, provocano delle reazioni cutanee e sensibilizzano la pelle. Anche il sostegno dello psicologo è fondamentale, perché molte pazienti non accettano la perdita del seno e la ricostruzione. Un tatuatore, per quanto bravo, non può agire da solo, ma deve lavorare a strettissimo contatto con l’équipe della breast unit”.
Tatuaggi sicuri. Insomma, questi tatuaggi sono una procedura medica vera e propria. Anche perché esiste la possibilità di complicanze: il rischio più grande è che il tatuaggio provochi un’infezione nell’area della protesi, spiega Rita. Che ha messo a punto un protocollo e brevettato l’attrezzatura per cui non solo gli aghi, ma ogni cosa – dall’acqua usata per i pigmenti (confezionati in porzioni monouso e tracciati), all’ambiente, al camice e ai guanti – è sterile. “Il nostro modo di lavorare è unico e non esiste nulla del genere in tutta Europa”, assicura la tatuatrice.
Anche i pigmenti sono scelti con attenzione, in modo da non interferire con gli esami diagnostici (per esempio la mammografia e la risonanza magnetica). Se il tatuaggio è eseguito con tutte le accortezze, quindi, non vi è pericolo di effetti secondari di alcun tipo. “In questi sei anni – racconta ancora Rita – presso l’Ospedale di Treviso abbiamo condotto uno studio (in pubblicazione, ndr.) insieme all’Istituto superiore di sanità per valutare rischi e vantaggi della tecnica: abbiamo trattato in tutto 150 pazienti, anche immunodepresse per via delle terapie, senza mai avere complicanze. E il grado di soddisfazione è stato altissimo”.
Come si svolge il tatuaggio? “Le pazienti sono inviate da me dai medici della breast unit e si presentano con una scheda completa delle informazioni mediche. Il mio lavoro comincia con la spiegazione della tecnica, facciamo una foto e valutiamo insieme come procedere e con la scelta del colore. Le faccio collaborare il più possibile, per renderle partecipi. Il tatuaggio in sé dura 20-30 minuti, e la seduta circa un’ora e mezza. Poi le pazienti vengono rimandate a casa con un promemoria su come medicare il tatuaggio e i numeri di telefono di riferimento. Dopo un mese si valuta il tatuaggio e si stabilisce se fare una seconda seduta: nella maggior parte dei casi ne servono due. Rispetto al trucco permanente, che richiede di essere ritoccato circa ogni anno, il tatuaggio può essere ripreso ogni 5-6 anni, limitando il rischio che si sviluppino reazioni allergiche alle sostanze impiegate.
Una scuola per tatuatori. Ad oggi non esiste la figura del tatuatore medicale, e può accadere che le pazienti vengano inviate in uno studio qualsiasi. Ma le cose potrebbero cambiare. “Stiamo lavorando anche con il centro Ondico dell’Iss affinché sia riconosciuto un percorso sicuro per la paziente”.
Un nuovo centro a Udine. Intanto, il secondo ambulatorio italiano specializzato in “tatuaggi senologici” sta per essere lanciato. Succede a Udine, dove l’Associazione nazionale donne operate al seno (Andos - Comitato di Udine) – ha siglato un accordo con l’Azienda ospedaliero universitaria Santa Maria della Misericordia e con una clinica convenzionata, Salus Alpe Adria: la breast unit metterà in contatto le pazienti che necessitano del tatuaggio con l’associazione, e questa finanzierà lo spazio presso la clinica, l’attrezzatura e i tatuaggi, che verranno eseguiti sempre da Rita Molinaro. “L’obiettivo è far sì che questa tecnica entri a far parte del percorso di cura, che le pazienti siano tutelate e che non debbano sostenere alcun costo”, dice Mariangela Fantin, presidente di Andos Udine: “Vogliamo anche contribuire a formare tatuatori specialisti per metterli in grado di comunicare con le donne che stanno affrontando un tumore al seno: tatuare è un discorso, prendere in carico la parte finale di un percorso così doloroso e delicato è molto più complesso”. Il progetto sarà presentato ufficialmente il 25 luglio nella città friulana e partirà il prossimo ottobre.
sorprendente!!
RispondiEliminanon ero a conoscenza del tatuaggio artistico per mitigare i difetti e ridare bellezza al seno...bello!!!! :)
Mel