Il mantra che non sussiste discriminazione tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti per quanto riguarda sanità e malattia è diffuso. In fondo, l'accesso alle cure sanitarie ed ai servizi delle asl è dato a tutti indiscriminatamente, no? L'esenzione 048 per i pazienti oncologici mica si differenzia forse per tipologia di lavoro? Quindi di che cosa vi lamentate, care partite iva, professionisti, commercianti, artigiani & company? Volete forse corsie preferenziali? Ma via, statevene buoni e tranquilli, brutti evasori arricchiti!
L’UGUAGLIANZA è dare o togliere a tutti qualcosa senza curarsi di chi sono le persone e come stanno.
L'EQUITA' è invece dare o togliere in relazione alle possibilità di ognuno e non in modo assoluto. Non sarebbe un concetto così difficile da capire. Ed è pure scritto espressamente sulla nostra Costituzione! L'art.3 è molto chiaro "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."
Occhio però che se chiedo ad un liberale “cosa vuol dire per te uguaglianza?” mi risponderà “eguagliare i punti di partenza”, quelle che sono chiamate le pari opportunità. Il problema è che se i punti di partenza sono uguali, ma le persone hanno diverse possibilità di accedere alle risorse iniziali uguali, con l’andare del tempo, le disuguaglianze aumenteranno. Ergo, occorre guardare al punto di arrivo e non solo al punto di partenza.
Insomma è davvero un bel tema quello del rapporto tra uguaglianza ed equità, soprattutto se lo correliamo a quello della malattia che di per sè è già un bel tasto delicato.
Quello che non dobbiamo mai stancarci di chiarire è che qua la posta in gioco non riguarda l'accesso alle cure ed agli esami che, sulla carta, viene dato indistintamente a tutti ma quello della tutela del lavoratore in malattia e della conciliazione malattia/lavoro.
La discriminazione dei lavoratori autonomi, quindi non nasce come problema da portare al Ministero della Salute piuttosto come questione che riguarda il Ministero del Lavoro. Non a caso la Petizione "Diritti ed assistenza per i lavoratori autonomi che si ammalano è indirizzata al Ministro Giuliano Poletti.
Sono le tutele degli autonomi in quanto lavoratori quelle a non avere tutele nella malattia.
In realtà gli autonomi non hanno tutele in genere come lavoratori risultando una categoria praticamente "inesistente". Come sottolinea l'articolo di Maria Vinciguerra, avvocato giuslavorista, "Lo Statuto dei Lavoratori può meglio chiamarsi come lo Statuto dei Lavoratori Subordinati. Lavoratori a progetto, con partita iva, collaboratori coordinati e continuativi sono estranei a questa legge per il semplice motivo che nel 1970 queste tipologie di lavoratori neppure esistevano. E’ giusta una legge che si applica solo ai lavoratori subordinati, tutelandone la loro libertà e dignità, escludendo tutti gli altri lavoratori? I diritti fondamentali quali il diritto alla salute e sicurezza, alla libertà e dignità del prestatore di lavoro, al giusto compenso, al contratto scritto, al preavviso, alla forma scritta del recesso e dei motivi, al divieto di discriminazione. devono valere per tutti i lavori, senza distinzione tra lavoratore autonomo, parasubordinato e subordinato. Perché è l’art. 35 della Cost. a volerlo (“La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni”)......Un moderno Statuto dei Lavori, riguardando tutte le forme di attività lavorativa, potrebbe prevedere differenti tutele a seconda delle caratteristiche e del contesto in cui si svolge ciascuna tipologia."
L'EQUITA' è invece dare o togliere in relazione alle possibilità di ognuno e non in modo assoluto. Non sarebbe un concetto così difficile da capire. Ed è pure scritto espressamente sulla nostra Costituzione! L'art.3 è molto chiaro "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."
Occhio però che se chiedo ad un liberale “cosa vuol dire per te uguaglianza?” mi risponderà “eguagliare i punti di partenza”, quelle che sono chiamate le pari opportunità. Il problema è che se i punti di partenza sono uguali, ma le persone hanno diverse possibilità di accedere alle risorse iniziali uguali, con l’andare del tempo, le disuguaglianze aumenteranno. Ergo, occorre guardare al punto di arrivo e non solo al punto di partenza.
Insomma è davvero un bel tema quello del rapporto tra uguaglianza ed equità, soprattutto se lo correliamo a quello della malattia che di per sè è già un bel tasto delicato.
Quello che non dobbiamo mai stancarci di chiarire è che qua la posta in gioco non riguarda l'accesso alle cure ed agli esami che, sulla carta, viene dato indistintamente a tutti ma quello della tutela del lavoratore in malattia e della conciliazione malattia/lavoro.
La discriminazione dei lavoratori autonomi, quindi non nasce come problema da portare al Ministero della Salute piuttosto come questione che riguarda il Ministero del Lavoro. Non a caso la Petizione "Diritti ed assistenza per i lavoratori autonomi che si ammalano è indirizzata al Ministro Giuliano Poletti.
Sono le tutele degli autonomi in quanto lavoratori quelle a non avere tutele nella malattia.
In realtà gli autonomi non hanno tutele in genere come lavoratori risultando una categoria praticamente "inesistente". Come sottolinea l'articolo di Maria Vinciguerra, avvocato giuslavorista, "Lo Statuto dei Lavoratori può meglio chiamarsi come lo Statuto dei Lavoratori Subordinati. Lavoratori a progetto, con partita iva, collaboratori coordinati e continuativi sono estranei a questa legge per il semplice motivo che nel 1970 queste tipologie di lavoratori neppure esistevano. E’ giusta una legge che si applica solo ai lavoratori subordinati, tutelandone la loro libertà e dignità, escludendo tutti gli altri lavoratori? I diritti fondamentali quali il diritto alla salute e sicurezza, alla libertà e dignità del prestatore di lavoro, al giusto compenso, al contratto scritto, al preavviso, alla forma scritta del recesso e dei motivi, al divieto di discriminazione. devono valere per tutti i lavori, senza distinzione tra lavoratore autonomo, parasubordinato e subordinato. Perché è l’art. 35 della Cost. a volerlo (“La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni”)......Un moderno Statuto dei Lavori, riguardando tutte le forme di attività lavorativa, potrebbe prevedere differenti tutele a seconda delle caratteristiche e del contesto in cui si svolge ciascuna tipologia."
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