venerdì 28 marzo 2014

Per uno sciopero fiscale consapevole

Ho letto un interessante articolo di Alberto Medici che offre un sacco di spunti interessanti alla mia disobbedienza fiscale. A dirla tutta in rete non si trova un granchè sul tema dello sciopero fiscale. Ad eccezione del bell'articolo di Oscar Giannino del gennaio 2012 e delle azioni del movimento veneto, si trova davvero poco altro. Eppure è un argomento sulla bocca di molti, almeno a parole..... . Afrodite K ha sintetizzato per voi una serie di punti di riflessione e istruzioni per l'uso. Buona rivoluzione fiscale!
Cominciamo da qualche riflessione filosofica tanto per creare il contesto e la cornice di riferimento della rivoluzione fiscale. A seguire un bignamino pratico per lo sciopero fiscale.

Difficile cambiare il sistema dall'interno restando all’interno delle regole che il sistema stesso si è dato per proteggersi e per evitare il cambiamento.

Pericoloso confondere la legalità con l'etica. Non è possibile mettere dalla stessa parte legale, morale, etico, contrapponendolo ad illegale, immorale, non etico. Questo perchè ci sono molte cose legali (pagare per esempio una quota Inps fissa indipendentemente dal fatturato che può essere anche pari a zero) che con la moralità non hanno niente a che vedere.

Per sconfiggere un nemico bisogna conoscere i suoi punti deboli. Non bastano le buone idee o la bontà di un ideale. Bisogna sapere ciò a cui l’avversario tiene veramente, quali sono i colpi che accusa, altrimenti si fa tanta fatica per niente. E lo stato di cosa vive, se non del nostro denaro? Del denaro che ci sottrae quotidianamente, a ritmi sempre più alti, con motivazioni sempre più ingiustificate, sempre più odiose? Ha bisogno di noi, del nostro lavoro, della nostra sottomissione. E perchè proprio dei nostri soldi? Ma perchè dalle grandi corporations non prelevano nulla. E allora è proprio su questo nostro rappresentare, come lavoratori autonomi, un odioso bancomat per tappare i vari buchi creati altrove, che dobbiamo agire.

La democrazia fiscale non esiste. Come commenta Alberto Medici, "quando imprenditori e liberi professionisti, sono costretti a pagare per redditi che non hanno fatto, solo perchè Befera & C. si inventano “redditi presunti“, e questi si indebitano sempre di più per non perdere tutto, case, capannoni, attività, magari ereditate dai propri genitori o dai propri nonni, e si vedono sottrarre tutto solo perchè i falchi dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia si arrogano il diritto di decidere quanto uno deve guadagnare, ritenete che si sia ancora in democrazia? Quando lo Stato, da una parte committente di lavori, non paga i fornitori, ma pretende che questi paghino l’IVA anche se non hanno incassato nulla delle fatture emesse, e costringe questi nelle mani degli strozzini banche a fare factoring del loro credito, e poi, se questi non pagano contributi, gli blocca l’attività o gli pignora i beni con Equitalia, ritenete di avere ancora un dovere nei confronti di questo stato? E se mi imponi, in virtù della legge sulla privacy, a tenere aggiornato l’archivio dei fornitori e dei clienti, perchè quando si fa un passaggio di proprietà di un’auto, per un semplice aggiornamento su una linea di un archivio mi chiedi 400 €? Quando lo stato impone cifre assurde solo per esporre un cartello, o per un cambio di destinazione di un capannone, o per un passaggio di proprietà, non sta contravvenendo al primo principio di ogni imposta sui redditi, e cioè che il presupposto dell’imposta deve essere un reddito? Ma se il reddito non ce l’ho, perchè sto aprendo una attività, perchè mi tassi ancora prima che cominci?"

L'identikit del ribelle fiscale brutto e cattivo. Il sistema ha tutto l'interesse ad identificare lo sciopero fiscale come una cosa degna del peggior essere umano, spregevole, antisociale, pericoloso. Pericoloso sì, ma per il sistema. Perchè questa è l’unica cosa di cui hanno veramente paura: che smettiamo, come gregge belante, di correre a pagare ogni volta che qualche funzionario ci scrive o qualche nuova leggina ci impone una nuova tassa. Perchè noi siamo in tanti, ma proprio tanti, e loro pochi, ma proprio pochi.

Prima che sia troppo tardi. A forza di mandar giù ingiustizie ormai non più tollerabili, potrebbe venirci l’ulcera, o anche di peggio. Non aspettate che vi venga un tumore come a me per ribellarvi perchè magari poi la forza in quel momento potrebbe non esserci più. Poi non sò nemmeno se è così necessario inneggiare alla disobbedienza fiscale, probabilmente non ce ne sarà più bisogno a breve: nel giro di poco ci avranno privati di tutto, e allora non avremo, materiamente, nulla con cui pagare. A quel punto sarà forse troppo tardi.

E se non pago, cosa succede?
Leggi l'interessante articolo "Imposte e tasse: pagare o non pagare".

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