domenica 23 marzo 2014

Basta nascondersi: trasformiamo il silenzio in parole ed azioni

Il post dell'Amazzone Furiosa sul silenzio mi ha ricordato quante persone, donne e uomini, in questi ultimi mesi di fuoco della mia vita, mi abbiamo detto: "io ho taciuto, mi sono nascosta, non ho trovato la spinta dentro di me per ribellarmi e denunciare il modo cui cui ero trattata da lavoratrice autonoma ammalata, tu sei stata coraggiosa a metterci il nome...." oppure "grazie per quello che stai facendo perchè stai dando voce anche a quei lavoratori autonomi che non se la sentono di uscire allo scoperto". Io credo che il silenzio danneggi noi per primi ed è questo il motivo per cui io non ho taciuto, un motivo strettamente egoistico. Il miglioramento sociale complessivo che il non tacere può poi creare è un effetto collaterale virtuoso ma non è stato, per me, la motivazione iniziale.
Occorre uscire da quella che Elisabeth Noelle-Neumann negli anni '70 chiamò "la spirale del silenzio" perchè, al di là del fatto che ognuno di noi è individualmente responsabile nella creazione di un mondo migliore per tutti, il tacere ingiustizie e difficoltà vissute avvelena non poco. Se poi già si è malati, non è il massimo per il nostro sistema immunitario e per il nostro processo di guarigione.
Nella mia esperienza personale c'è stata una  prima fase di forte disagio, depressione, senso di ingiustizia vissuto in modo passivo "da vittima" nel prendere atto di quanto, a parità di tasse versate, i lavoratori autonomi fossero discriminati in caso di malattia grave. Poi, la svolta verso una fase di outing, denuncia e di messa in opera di azioni concrete: la nascita di questo Blog, la disobbedienza fiscale, il lancio della Petizione.
Tutto questo non sta solo producendo qualcosa di "buono" socialmente parlando ma in primis è per me "terapeutico". Il silenzio sulle ingiustizie e sulla mancanza dei diritti fondamentali rischia di essere un "veleno" che ci coviamo da dentro e che ci consuma lentamente forse più della malattia.
E poi, parliamoci chiaro, proprio noi, quelli che si sono ammalati, sì noi quelli graziati dal cancro che ti regala la Cancer Card.... Beh, se non lottiamo noi, chi deve farlo. Cosa abbiamo da perdere? Già siamo un pò più vicini degli altri (ma solo apparentemente) all'idea della morte e dell'impermanenza, ci fà forse paura il Governo?, l'Inps?, il Fisco?. Sembrerebbe un paradosso, ma proprio noi, che non stiamo nemmeno tanto bene e che di energie fisiche e mentali magari ne abbiamo pochine, forse siamo responsabili anche per quei lavoratori autonomi che ammalati non lo sono ma che nel futuro DEVONO poter avere il diritto di esserlo con serenità e con le stesse tutele degli altri lavoratori (visto che sono degli ottimi contribuenti ed un fantastico Bancomat per l'Inps).

RACCONTA LA TUA STORIA di lavoratore autonomo ammalato senza tutele

1 commento:

  1. Proprio così: tra il dire e il fare c'è di mezzo il...cominciare!

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