sabato 26 aprile 2014

Tette in protesta


La malattia non guarda in faccia al tipo di contratto di lavoro e neppure al fatto che un lavoro tu ce l'abbia o meno: di fronte ad un tumore siamo tutti uguali.
1 donna su 8 nel corso della propria vita si ammala di cancro alla mammella e in Italia esistono 1 milione e 150mila donne lavoratrici autonome a tempo pieno (Istat 2013). Negli ultimi anni sono aumentati del 29% i tumori al seno nelle donne giovani sotto i 40anni (ancora in età lavorativa).
Le discriminazioni e le ingiustizie che tante donne devono sopportare non sono più tollerabili. Le tette delle donne sono incazzate nere e tutto questo non lo accetteranno più!! Firma la Petizione

7 commenti:

  1. Ciao Daniela,
    ho firmato molto volentieri la petizione e spero di contribuire, per quanto in minima parte, a questa battaglia. L'argomento del resto sta molto a cuore anche a me, sia in termini personali che professionali. Il passo successivo credo dovrebbe essere garantire alle partite IVA il diritto di assistere familiari che affrontano periodi di malattia. Anche questo è un aspetto sottovalutato ma molto importante. In bocca al lupo!

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  2. Ciao Daniela anch'io ho firmato, sono una lavoratrice autonoma del commercio, nel mio negozio sono sola, quindi niente di niente come tutele. In bocca al lupo per tutto..

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  3. Accipicchia sei davvero grande, condividerò con te la battaglia grazie!

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  4. Ciao Daniela ,ho firmato volentieri la petizione !..sono un estetista autonoma e come te ho subito una mastctomia con aspirazione 1° e 2° livello linfonodi ascellari . So di cosa parli quando racconti della fisioterapia ...l'intervento mi ha portato degli handicap a svolgere il mio lavoro che è prevalentemente manuale e di braccia, ma questo non interessa a nessuno...tanto meno agli studi di settore!!! Grazie di aver intrapreso questa battaglia ....ti sono vicino e.....di certo dopo aver combattuto il cancro non ci spaventa combattere contro questo stato pieno di burocrazia ecc ecc... Un abbraccio Monica

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  5. Ciao Daniela, ti ho conosciuto tramite Il Corriere quando pubblico' la tua iniziativa. Leggendo qua e la il tuo blog stai facendo un lavoro importante per gli altri. Nel nostro Paese in troppe situazioni, anzi quasi sempre, davanti ai grandi nodi della vita, si rimane soli. Fattualmente. Io ne subisco una paura preventiva, quasi quotidiana, per cui ti ho scritto e ti stimo anche senza conoscerti. Io ho perso mia mamma per il cancro a 19 anni mentre dovevo fare la Maturità. Pur contando sulla presenza forte di mio papà, lo spappolamento psicologico è stato devastante. E in quei momenti, quando il nero mi colpiva, non dovevo preoccuparmi della mia sopravvivenza quotidiana a livello economico. Tutti, per teoria elementare, dovrebbero alzare il tono del reclamo come tu, se non lo fanno probabilmente è per la stanchezza. Ti invito a non stancarti mai. Un abbraccio di cuore. Ti lascio un'indagine condotta dall'Università di Milano, recentissima, sul rapporto tra cancro e lavoro.

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  6. È stato presentato quest’oggi all’Università degli Studi di Milano, Pro Job: lavorare durante e dopo il cancro – Una risorsa per l’impresa e per il lavoratore, un progetto dell’AIMaC, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, la Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e l’Istituto Nazionale Tumori del capoluogo lombardo. Nel 2013, in Italia, sono state effettuate 366mila nuove diagnosi di tumore e, complessivamente, sono 700mila le persone con diagnosi di cancro in età produttiva.

    Pro Job nasce come risposta alla mancanza di informazione sulle forme della flessibilità professionale per conciliare lavoro e cure oncologiche: l’obiettivo è l’inclusione dei pazienti oncologici nel mondo delle imprese e la sensibilizzazioni dei dirigenti affinché creino – coerentemente con le leggi vigenti – le condizioni ottimali nell’ambiente di lavoro affinché i malati o i dipendenti che hanno parenti ammalati conservino l’impiego e ricorrano alle procedure che la legge prevede in questi casi.

    Secondo un’indagine Censis-Favo il 78% dei malati oncologici subisce un cambiamento nel lavoro in seguito alla diagnosi: il 36,8% è costretto a fare delle assenze, il 20,5% è costretto a lasciare l’impiego e il 10,2% si dimette o cessa l’attività.

    Nonostante il 91% (sondaggio Piepoli/AIMaC) voglia continuare a lavorare e a essere parte attiva della società, solamente il 7,8%, dopo la diagnosi, fa richiesta del passaggio al part time, un beneficio del quale può avvalersi grazie alla Legge Biagi. Minoritarie sono le percentuali di coloro che beneficiano di permessi retribuiti previsti dalla legge 104/1992 (12%), dei giorni di assenza per terapie salvavita (7,5%) e di congedi lavorativi (2,1%).

    “Evidenze scientifiche dimostrano che il lavoro aiuta a guarire e a seguire meglio i trattamenti, ma servono nuovi strumenti per non escludere i malati dal mondo produttivo. Dall’estremo della perdita dell’occupazione alla perdita forzata di giornate o di ore, è evidente che, malgrado gli sforzi di adattamento dei pazienti, si entra in una fase di non facile conciliazione tra condizione di salute e lavoro”, spiega il prof. Francesco Cognetti, presidente di ‘Insieme contro il Cancro’.

    Pro Job ha vinto il premio Sodalitas Social Innovation, un programma di Fondazione Sodalitas pensato per migliorare la capacità progettuale delle organizzazioni del terzo Settore e favorire partnership innovative fra profit e non profit.


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  7. Conosco il progetto Pro Job, a prestissimo progetti ed eventi che esplorino e risolvano specificatamente le problematiche, molto particolari, affrontate dai pazienti oncologici lavoratori autonomi, invisibili ad oggi per istituzioni ed opinione pubblica

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