Altro che Einstein. Un lavoratore autonomo che si ammala seriamente ha un'esperienza spaziotemporale da paura!. Nel giro di pochi giorni tempo e spazio si trasformano iniziando un gioco con regole che non hai scelto tu. Imbarazzante direi, soprattutto all'inizio. Poi.... dopo ci si abitua a tutto e diventa solo molooooolto faticoso.
C'è un tempo interno ed uno esterno
Il tempo medico e quello della riabilitazione del sé e della propria storia biografica non sempre coincidono. Hanno ritmi diversi ed appartengono a mondi diversi. La malattia vuole tempo per sè ed esige attenzione perchè arrivano i dolori, i cambiamenti fisici, le emozioni reattive, i crolli e le speranze. Ci vuole tempo per questo. Tutto intorno il mondo e gli altri continuano a muoversi, indipendenti, con un tempo esterno profondamente diverso. Il mercato ha un ritmo frenetico, la comunicazione ed il selfmarketing anche. Ci sono cose che non posso aspettare, lavorativamente parlando vanno colte al volo e invece magari tu sei immersa nel tempo delle tue diagnosi, nel tempo delle visite, delle code, delle terapie. E' anche vero che il tempo della malattia può essere illuminante perchè costringe a rallentare, a ripensare, ridefinendo priorità e scale di valori. E questa male non fa.
C'è un tempo interno ed uno esterno
Il tempo medico e quello della riabilitazione del sé e della propria storia biografica non sempre coincidono. Hanno ritmi diversi ed appartengono a mondi diversi. La malattia vuole tempo per sè ed esige attenzione perchè arrivano i dolori, i cambiamenti fisici, le emozioni reattive, i crolli e le speranze. Ci vuole tempo per questo. Tutto intorno il mondo e gli altri continuano a muoversi, indipendenti, con un tempo esterno profondamente diverso. Il mercato ha un ritmo frenetico, la comunicazione ed il selfmarketing anche. Ci sono cose che non posso aspettare, lavorativamente parlando vanno colte al volo e invece magari tu sei immersa nel tempo delle tue diagnosi, nel tempo delle visite, delle code, delle terapie. E' anche vero che il tempo della malattia può essere illuminante perchè costringe a rallentare, a ripensare, ridefinendo priorità e scale di valori. E questa male non fa.
La percezione del tempo si trasforma, dilatandosi
Lo start up non è rappresentato dall'intervento chirurgico e nemmeno dalla data della diagnosi. E' già dal primo segnale, dal primo esame che cambia la tua vita, da quella pallina che senti nella tetta. E' come l'inizio è dilatato lo è anche la fine che non scatta certo dopo l'operazione. Continua e continua per mesi, per anni. Un tumore è per sempre. Lo dicono anche i medici, ormai il tumore al seno non è più considerata una malattia mortale ma una malattia cronica. Non sò bene se è una bella notizia o meno, però il concetto del "cronico" mi sembra molto vicino alla realtà quotidiana che vivo. E' una variabile che entra nel tempo della tua vita e a cui devi dedicare uno spazio. Ormai c'è, è lì.
Il tempo delle attese
C'è un tempo parallelo, quello delle numerose attese. Attese per gli esami e per le visite, attese per le code, attese per i risultati ed i referti, attese per i ritardi. L'attesa diventa una variabile costante. E pure la paura dell'attesa perchè certi esami li devi prenotare 6 mesi prima altrimenti ti tocca andare a farli a pagamento. C'è poi un tempo ed un'attesa particolari quelli relativi al timore delle recidive e dei nuovi tumori. Le statistiche parlan chiaro, anche se si è ridotta la mortalità per cancro al seno, basta entrare in un qualsiasi forum o gruppo di discussione per trovare vagonate di donne che raccontano le loro interminabili storie di 2/3 tumori al seno. Io poi ne sò qualcosa con una madre che ha il primato di ben 3 tumori nella stessa tetta, uno pure dopo una mastectomia (cosa nemmeno tanto frequente). Insomma, è chiaro che un modo per esorcizzarla questa attesa va trovato, sennò ci diventi scema sul serio. In questo una lavoratrice autonoma ha una marcia in più perchè dovrebbe essere piuttosto esperta nella programmazione e nell'organizzazione della propria agenda.
Gli spazi frequentati si arricchiscono o si sostituiscono ai consueti
Si riducono aerei e treni, le aziende dei clienti e spuntano ospedali, ambulatori, sale d'attesa, CUP, centri medici, lettini per le terapie. Contesti e situazioni sconosciuti prima di allora, diventano familiari e consuete. L'artista di strada che sta sempre nel sottopasso che porta dal parcheggio all'ospedale che frequento è ormai entrato a far parte della mia vita. Lui, la sua chitarra, le sue canzoni ed il suo cane pupazzo attaccato con dei fili al suo strumento. Nuovi parcheggi, nuove sedie e divanetti dove aspettare, nuovi bagni, nuovi corridoi, nuovi tragitti con la macchina. Nasce un mondo parallelo che non si sostituisce completamente al precedente, ma si somma ad esso trasformando la tua vita in qualcosa di estremamente ricco e .......faticoso, soprattutto sei sei sola ad affrontarlo.
Lo spazio domestico si trasforma
Nella casa ci sarà un nuovo spazio per le medicine e gli integratori. Io le tengo visibili in cucina per abbinarle ai pasti e non dimenticarmi. In salotto, insieme al materassino, c'è la canna di bambù che ho ripulito e sistemato e che è diventata il mio bastone per gli esercizi di fisioterapia al braccio sinistro. Poi c'è il divano dove medito 2 volte al giorno. Pure lo spazio del mio pelosetto si è trasformato. Essendo ancora più uniti condividiamo più di prima divani, sedie ed angoli della casa.
Anche un'oggetto come l'agenda, così familiare ad un professionista, si trasforma diventando pieno di note ed appuntamenti medici. Io li sottolineo con l'evidenziatore per fare meno casino.
Lo stesso abbigliamento si trasforma. Con tutte le fisioterapie che sto facendo mi trovo a vestirmi spesso comoda perchè così è più facile fare certi movimenti ed esercizi.
Mi ritrovo ad utilizzare molto di più la mia cartella clinica che il computer portatile per andare in giro.
Tutto vero!!!
RispondiEliminaVedo che tratti argomenti "vicini" ai miei... Il cancro ci trasforma in lavoratrici "lebbrose"... a rischio contagio... di serie B...
RispondiEliminaNella realtà la maggior parte di noi migliora in tutto dopo la malattia!