giovedì 21 agosto 2014

Nastri Rosa e cancro al seno: forse è il momento di sostituire i simboli fuorvianti

Non manca molto al fatidico mese di ottobre, l'"Ottobre Rosa", il mese della prevenzione del cancro al seno. Per questo anno Afrodite K ha deciso di impegnarsi fortemente nel divulgare "altre voci" riguardo a questo argomento, alle contraddizioni pesanti che stanno dietro ad un problema così diffuso (1 donna su 8 si ammala di cancro al seno ricordiamocelo). Perchè? Beh, adesso ne ha un'esperienza diretta sulla propria pelle, perchè dal 2013 studia, si informa, raccoglie elementi di riflessione provenienti anche dall'estero, perchè è giusto che le donne siano consapevoli a 360 gradi dell'utilizzo che viene fatto della propria malattia. Ecco quindi un bellissimo articolo tradotto dall'america (in Italia purtroppo in quanto a pensiero critico su questo tema siamo indietro anni luce e dormiamo di un sonno profondo, donne comprese).

Queste riflessioni sono tratte e tradotte dal Blog "Healthy Barbs" di Barbara Brenner (ex direttore esecutivo dell'associazione americana Breast Cancer Action morta nel 2013 per complicazioni dovute alla SLA).

Le persone che mi hanno conosciuto sanno che io non sono mai stata una fan dei nastri rosa come simbolo per il cancro al seno. Mi danno la stessa sensazione del giocatore di baseball Lou Gehrig come simbolo per la SLA. E’ tempo di lasciar andare i simboli che sono diventati inutili, o, peggio, fuorvianti.

Una breve storia del Fiocco Rosa (Pink Ribbon) simbolo del cancro al seno
Il primo simbolo del cancro al seno non era rosa ma color pesca. E’ stato creato da una donna di nome Charlotte Haley, che aveva vissuto la lotta della sua famiglia con il cancro al seno (madre, sorella e nonna avevano avuto il cancro al seno). Agli inizi degli anni '90, Charlotte aveva confezionato dei nastrini rosa pesca che distribuiva gratuitamente. Il set composto da 5 nastri rosa conteneva una cartolina con su scritto "Il bilancio annuale del National Cancer Institute è di 1,8 milioni di dollari, solo il 5% e` destinato alla prevenzione. Indossiamo questo nastro perchè i nostri legislatori e l'America si sveglino". Estée Lauder, l'azienda di cosmetici, e Self Magazine compresero rapidamente le possibilità di lucro sul nastro. Si avvicinarono a Charlotte, sostenendo che avevano a cuore le donne e che volevano far diventare il nastro il simbolo internazionale del cancro al seno. Charlotte pensò che erano più interessati al business che alla vita delle donne e si rifiutò di collaborare con loro. Le società furono informate dai loro avvocati che avrebbero potuto usare il nastro, bastava trovare un altro colore. Così le aziende realizzarono focus group con le donne per identificare il colore che era per loro più rassicurante, non minaccioso e confortante. Il colore che si avvicinò con era rosa. La Fondazione Komen ha cercato di creare un vero e proprio marchio con il nastro rosa ma non c’è riuscita. Adesso cani e porci possono usare questo simbolo diventato uno strumento di molte aziende che cercano di migliorare le loro vendite collegando i loro prodotti alla causa del cancro al seno. Alcune aziende e persone semplicemente vendono nastri od oggetti composti dai nastrini rosa (fatti di qualsiasi materiale, dalla stoffa al ai diamanti) fatturandoci sopra. Altri li usano per promuovere le vendite di altri prodotti dalla carta igienica, alle auto). A volte i nastri sono posti su prodotti che fanno male alla stessa salute delle donne (prodotti cosmetici tossici per esempio). Per ulteriori informazioni sullo sfruttamento del nastro rosa vedi Think Before You Pink

Che cosa coprono i Nastri Rosa?
Miliardi di dollari sono stati raccolti in nome della ricerca sul cancro al seno. Non sappiamo quanto di quel denaro in realtà va alla ricerca. Non sappiamo che tipo di ricerche sono finanziate con quei soldi. I finanziatori della ricerca spesso non riferiscono se la ricerca ha migliorato davvero la vita delle donne. Quello che sappiamo è che l'epidemia infuria, l'incidenza del cancro al seno continua ad aumentare. Quando si chiede alla maggior parte delle persone cosa sanno sul cancro al seno, molte hanno in mente l'importanza delle mammografie. Ma c'è molto di più. Per citare solo un paio di cose che i nastri rosa non rappresentano: i limiti della diagnosi precoce, l'inefficacia degli attuali trattamenti per la sopravvivenza delle donne con carcinoma mammario metastatico, i fattori ambientali della malattia (solo il 10% del seno il cancro è causata da una mutazione genetica ereditaria), le ingiustizie razziali rispetto al tasso di incidenza e mortalità per cancro al seno. Molti di questi problemi sono descritti nel nuovo documentario del National Film Board of Canada, “Pink Ribbons, Inc.”, dal regista Léa Pool e produttore Ravida Din (ecco il video del trailer con sottotitoli in italiano). Il film è stato ispirato da un libro dallo stesso titolo scritto da Samantha King. Se vogliamo concentrarci su cosa fare per porre fine al flagello del cancro al seno, abbiamo bisogno di trovare un nuovo simbolo, quello che in realtà veicola l'impatto della malattia sulla vita delle donne e che non si presta così facilmente a sfruttamento economico od a coprire la realtà concreta del cancro al seno. Forse se mettiamo insieme le nostre teste possiamo arrivare ad un nuovo simbolo.

Lou Gehrig: che riposi in pace?
Lou Gehrig è morto di SLA nel 1941 all'età di 37 anni. Molte persone che non hanno mai sentito parlare di SLA hanno sentito parlare della malattia di Lou Gehrig, il nome "popolare" per questa devastante malattia. Ormai, sempre più persone probabilmente conoscono Gehrig più per la sua malattia che per la sua abilità nel baseball . Gehrig è morto più di 70 anni fa. Da quando è morto, molte più persone, alcune delle quali abbastanza note, sono morti di SLA. Eppure, in quasi ogni storia di SLA, appare il nome di Gehrig, spesso con una foto del giocatore in piedi con una mazza da baseball in mano. Non sembra male senza le devastazioni fisiche della SLA.  C'è da meravigliarsi che il pubblico non capisce cosa è SLA quando il simbolo che vedono è così lontano alla realtà della malattia? Non sarebbe un simbolo migliore trasmettere le circostanze di vita reale delle persone con SLA? Il fatto che sia più facile raccontare "Lou Gehrig" che la sclerosi laterale amiotrofica, questo non vuol dire che Lou Gehrig è un buon simbolo per la malattia di oggi. 

Fonte dell'articolo


Se ti interessa questo argomento leggi i seguenti articoli:

“Se il cancro al seno diventa un business…” di Susanna Curci su Altri
Della donna con cancro e del dovere decorativo
Pink Ribbons Inc. dell'Amazzone Furiosa
Oltre il rosa: la storia di Laura

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