sabato 2 agosto 2014

Cancro al seno e zuccheri: missione "glicemia sotto controllo"

Il 29 luglio 2014 ANSA scrive: "Il glucosio è la benzina del tumore al seno". Beh, si tratta di notizia nota tra le donne operate al seno. Forse una delle poche cose su cui medicina tradizionale e terapie naturali convergono e concordano ampiamente. I tumori si nutrono e crescono con gli zuccheri quindi limitarne l'utilizzo (l'eliminazione è quasi impossibile) aiuta non poco le donne operate al seno a prevenire recidive e nuovi tumori. Afrodite K ha approfondito questo argomento alla ricerca di indicazioni pratiche per la propria alimentazione ed ha trovato interessanti informazioni per gestire l'indice glicemico degli alimenti.


Secondo la notizia Ansa modificando il metabolismo del glucosio si potrebbe aumentare l'efficacia delle cure dirette contro il tumore: a sostenerlo è uno studio condotto da un gruppo di ricerca internazionale coordinato da Maddalena Barba, scienziata della Divisione di ONCOLOGIA Medica B dell'Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma. La ricerca, in pubblicazione sulla rivista scientifica Oncotarget, è il primo tassello di una serie di studi che vogliono portare questa scoperta direttamente a vantaggio dei malati: "Se i dati saranno confermati da studi successivi condotti in pazienti con caratteristiche sovrapponibili - spiega Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine di Philadelphia, che ha lavorato allo studio - è possibile che opportune modifiche dello stile di vita, o la somministrazione di uno o più farmaci diretti contro il metabolismo del glucosio in donne trattate con il farmaco anti-cancro trastuzumab possano tradursi in un aumento dell'efficacia terapeutica e in un incremento della sopravvivenza". "Nell'ambito della nostra linea di ricerca imperniata sul binomio cancro-metabolismo - continua Giordano - abbiamo riscontrato un legame con il ruolo svolto dalla proteina p53, un noto onco-soppressore", ovvero una molecola che ha un ruolo importante nell'ostacolare la crescita delle cellule impazzite nel cancro, che "in condizioni di normalità opera a difesa e garanzia dell'integrità genomica". "In base alle nostre conoscenze - prosegue Barba - l'ipotesi relativa ad un ruolo di p53 nel condizionare l'associazione tra i livelli di glicemia prima del trattamento da un lato, e l'efficacia delle cure dall'altro, non è mai stata formulata né testata in studi clinici precedenti. La caratterizzazione di p53 potrebbe contribuire ad una più dettagliata definizione della popolazione di pazienti che può beneficiare delle cure, e aiutare nell'interpretazione dei risultati ottenuti in seguito ad interventi basati sulla somministrazione del trastuzumab. Inoltre - conclude l'esperta - la definizione di p53 potrebbe guidare decisioni inerenti alla somministrazione farmaci e modulazione dello stile di vita che vadano ad agire sul metabolismo del glucosio".

E' abbastanza noto, il nostro consumo di zucchero è aumentato costantemente a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Esso è passato da 30 kg per persona all'anno nel 1940 a 70 kg alla fine del XX secolo. Oggi sappiamo gli impatti negativi dello zucchero, tra cui l'aumento di peso, la carie e malattie cardiache, ma esso ha un ruolo importante anche nello sviluppo del cancro.
Il biologo tedesco Otto Heinrich Warburg, premio Nobel per la medicina, ha scoperto che il metabolismo dei tumori maligni dipende in gran parte dal loro consumo di glucosio, la forma che assume lo zucchero nel nostro organismo una volta digerito.
Per chi avesse dei dubbi, basta pensare alla PET (Positron Emission Tomography) che è una metodica di diagnostica per immagini, per rilevare il cancro nel corpo,  e misura le regioni dove si consuma più glucosio. Se in una regione vi è un consumo eccessivo di glucosio è probabile che in questo vi sia il cancro.

Diversi i meccanismi ipotizzati che vedono i vari step del metabolismo del glucosio giocare un ruolo nell’insorgenza o nella progressione di malattie cronico-degenerative. In particolare, una dieta ricca di carboidrati ad alto indice glicemico, con conseguente aumento della glicemia e insulinemia, potrebbe aumentare il rischio di cancro attraverso il fattore di crescita dell’insulina (IGF-1). L’insulina può influenzare lo sviluppo del tumore attraverso alterazioni del metabolismo degli ormoni sessuali e aumentando la bioattività dell’IGF-1 (in parte riducendo i livelli della proteina legante IGF-1). Inoltre, l'insulina potrebbe anche aumentare il rischio di tumore attraverso un effetto diretto mitogeno sulle cellule. Si è anche ipotizzato che alti livelli di glucosio possano aumentare il rischio di sviluppare un tumore indipendentemente dall’insulina, sia favorendo la selezione di cloni cellulari maligni sia fungendo da fonte di energia per la crescita delle cellule neoplastiche. L’elevata pre­senza di zuc­chero crea insulino-resistenza nelle cel­lule sane ma non in quelle cance­ro­gene che riman­gono abi­lis­sime a meta­bo­liz­zare lo zuc­chero e quindi a crescere (Fonte)

In una meta-analisi del 2008 su 14 studi non si è osservata una chiara associazione tra una dieta ad alto indice e carico glicemico ed un aumentato rischio di tumore della mammella (Mulholland HG, Murray LJ, Cardwell CR, Cantwell MM. Dietary glycaemic index, glycaemic load and breast cancer risk: a systematic review and meta-analysis. Br J Cancer. 2008;99(7):1170-1175.). In una meta-analisi che include 4 nuovi studi rispetto alla precedente si è osservato un aumentato rischio di sviluppare il tumore della mammella per una dieta ad alto indice glicemico, ma non ad alto carico glicemico (Dong JY, Qin LQ. Dietary glycemic index, glycemic load, and risk of breast cancer: meta-analysis of prospective cohort studies. Breast Cancer Res Treat. 2011;126(2):287-294) suggerendo una maggiore importanza della qualità dei carboidrati rispetto alla quantità. La sezione italiana dello studio EPIC che ha studiato la relazione tra dieta ad elevato carico glicemico e l’insorgenza del tumore della mammella su un campione di 32000 donne (di cui 879 hanno sviluppato un tumore della mammella) supporta invece l’ipotesi che una dieta ad alto carico glicemico sia associata ad un aumento del rischio di cancro della mammella (Sieri S, Pala V, Brighenti Fet al. Dietary glycemic index, glycemic load, and the risk of breast cancer in an Italian prospective cohort study. Am J Clin Nutr. 2007;86(4):1160-1166)

Anche il dott. Franco Berrino (per anni direttore del Dipartimento di Medicina Preventiva e Predittiva dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano, ora in pensione) concorda sulla pericolosità dello zucchero soprattutto per i pazienti oncologici. “E' un modo per far sembrare buone delle cose che non sono buone”. Esordisce così il prof. Berrino rispondendo alla prima domanda sullo zucchero, nell'ambito di un'intervista realizzata per La Scuola della Salute, un progetto del 2011 promosso dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, in collaborazione con l'Istituto Nazionale di tumori, che incoraggia tra gli studenti delle scuole secondarie corretti stili di vita, una sana alimentazione, e la lotta al tabagismo giovanile. “L'uomo nella sua storia non ha mai mangiato zucchero” chiarisce il professore, ma oggi lo troviamo dappertutto: nei piselli in scatola, nel pane, nelle fette biscottate ecc”. Questo perché la qualità degli ingredienti di base è pessima. Lo zucchero fa male, soprattutto nella forma liquida: quindi bevande zuccherate, gasate, che sono la principale causa di obesità nei bambini. La sua peculiarità è quella di essere ingerito volentieri anche quando si è sazi. Una colazione molto zuccherata (con brioche o biscotti e latte zuccherato) ha invece l'effetto di produrre un innalzamento della glicemia, che a sua volta provoca una risposta del pancreas che produce molta insulina per abbassare la glicemia. Ma se la colazione è molto dolce, il pancreas produce troppa insulina e si và in ipoglicemia. “Il che vuol dire – spiega il prof. Berrino – che più dolci si mangiano, più vien fame di zucchero ed è questo il motivo per cui molti studenti la mattina sono nervosi, distratti: perché non c'è abbastanza zucchero nel sangue (sono in ipoglicemia) e questo proprio perché hanno mangiato troppo zucchero”.

E' importante quindi essere consapevoli di ciò che mangiamo.
Ma gestire gli zuccheri nell'alimentazione non è così semplice come sembra. Entra in ballo l'indice glicemico degli alimenti che misura la capacità di un determinato glucide di alzare la glicemia dopo il pasto rispetto a uno standard di riferimento che è il glucosio puro. Ecco un'interessante descrizione dell'indice glicemico .
L'indice glicemico di un cibo non è però un concetto assoluto ma relativo. La carota cruda, per esempio ha un indice glicemico di 20, mentre cotta esso sale a 50. Diversi fattori influenzano la risposta glicemica: il tipo di zucchero contenuto negli alimenti (saccarosio, lattosio, fruttosio, glucosio o altri zuccheri), la natura e la forma dell’amido (amilosio o amilopectina), i metodi di preparazione, conservazione e cottura degli alimenti, la presenza di altri nutrienti presenti nell’alimento (ad esempio grassi e proteine), la forma fisica dell’alimento e il contenuto in fibre sia come polisaccaridi non amidacei (cellulose ed emicellulose, pectine, inulina etc.) sia come altre molecole non glucidiche (lignine). Ecco quali sono i fattori che incidono nell'indice glicemico.

La risposta glicemica ad un pasto è influenzata non solo dall’indice glicemico, ma anche dalla quantità di carboidrati in esso contenuto. Da qui l’introduzione del carico glicemico, una misura della quantità di carboidrati pesata per il suo indice glicemico, un modo pratico per predire l'effetto glicemico di una porzione di alimento tenendo in considerazione sia la quantità che la qualità dei carboidrati in esso contenuti (1;2). Il carico glicemico rispetto all’indice glicemico rappresenta una misura più utile per predire la richiesta di insulina necessaria a controllare la risposta glicemica di un pasto.

Per avere un'idea di come gestire la propria alimentazione oncologica per contenere gli zuccheri ecco un'utilissima tabella .

Puoi consultare anche le ricchissime riflessioni dell'igienista Valdo Vaccaro sul rapporto tra zuccheri raffinati e tumore al seno in "Zucchero e carne uguale diabete e cancro". L'approccio è più "estremo" ma ci sono spunti veramente interessanti.

Tra l'altro non dimentichiamoci anche che limitare gli zuccheri è funzionale anche al controllo del peso che per una donna operata al seno è molto importante.

1 commento:

  1. mio padre e parenti cancro prostata fegato intestino melanoma già 20 anni fa non mangiavano carne rossa non c'era in campagna si mangiava pane formaggio tanta pasta anche lievitata. lo zuchero poco il prezzo era alto.

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