mercoledì 12 febbraio 2014

Questa petizione è come il vaso di Pandora

Ecco Pandora che apre lo scrigno in una raffigurazione di Arthur Rackham. Ve la ricordate la curiosa Pandora a cui Zeus aveva regalato un vaso con la raccomandazione di non aprirlo? Figurarsi, detto ad una donna poi.....Scoperchiando lo scrigno Pandora liberò tutto il male possibile che invase con i suoi spiriti maligni la terra diffondendo nel mondo desolazione e sofferenza. Fortunatamente Pandorà riuscì però a liberare Elpis, la Speranza, che era rimasta chiusa dentro, e con essa la terra tornò a vivere serena. Oggi l'espressione "vaso di Pandora" viene utilizzata come metafora per indicare l'improvvisa scoperta di un problema rimasto nascosto per molto tempo e che ormai non sarà più possibile ignorare. Non è una meravigliosa metafora per la nostra Petizione?
Pandora in greco significa "tutti i doni" perchè quando fu creata gli Dei le fecero dei doni (Atena le regalò le attitudini ai lavori femminili, Afrodite le donò la grazia, Hermes le diede il coraggio e l'astuzia ammaliatrice), una donna speciale quindi.
Tra le tante infelicità scatenate da Pandora quella che più colpiva gli uomini era quella dell'ignoranza su benefici del fuoco, mangiavano ancora la carne cruda degli animali e gelavano di freddo d'inverno (vi ricorda la condizione in cui è costretta una categoria di lavoratori?).

Questa metafora noi la trasformeremo. A questo giro, insieme a tutte le ingiustizie, le discriminazioni, le sofferenze patite dai lavoratori autonomi quando si ammalano rimaste chiuse nello scrigno del silenzio, facciamo uscire subito anche la speranza ed invece di lanciare sterili ed inutili lamentele proviamo a fare qualcosa di concreto per migliorare la situazione.
Non è un caso che sia anche in questo caso una donna ad aver lanciato il sasso nello stagno.
Le donne non sono solo connotate dalla curiosità come Pandora, ma anche da un grande senso di comunità, di giustizia, di "cura" dell'altro. Non basta loro star bene in prima persona e risolvere i propri problemi in chiave egoistica, perchè possano sentirsi veramente felici ed in pace con se stesse hanno bisogno di vedere la felicità nelle comunità a cui appartengono. Perchè sanno vedere oltre ed orientarsi verso il bene comune, quello che rimane nel tempo e per tutti.
E' proprio così che è andata dopo tutto. Io le mie informazioni le avevo anche raccolte, le mie domande all'Inps fatte, la mia protesta l'avevo iniziata ma quando ho cominciato a vedere che non era più solo la MIA protesta e che così tante persone stavano lì a soffrire in silenzio, nascoste, senza una voce, non è bastato più.
Lo scrigno andava aperto come quelle cose che senti che le devi fare e basta. E non importa se ti dicono, tanto è inutile, tanto le cose non cambieranno, pensa per te, pensa alla tua di malattia, tanto i media ti useranno e basta e quando non servirai più passerai nel dimenticatoio.
Di passare nel dimenticatoio me ne frega davvero il giusto, se davvero contribuirò a far cambiare qualcosa, io sottoterra c'andrò felice e nemmeno un tumore potrà cambiarla questa cosa qua: manco mi venisse una recidiva all'anno fino a che non schiatto.
Mi sarà bastata la frase di qualcuno che mi ha detto "Grazie per quello che stai facendo, vedendo cosa scrivi e quello che cerchi di fare mi viene da pensare che forse non devo più nascondermi nemmeno io e che soffrire in silenzio non è la strada giusta". Grazie Carla, la tua frase non me la dimenticherò facilmente ....

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