giovedì 1 ottobre 2015

Basta prendere in giro le donne!: Lettera Aperta per la Campagna Nastro Rosa 2015

E siamo alla frutta. Afrodite K si è già espressa più volte rispetto alle modalità con cui spesso si parla del tumore al seno (vedi le sezioni del Blog Cancro&Business ed Ottobre Rosa) Quest'anno con il lancio della Campagna Nastro Rosa 2015 della LILT, la misura è stata superata ed insieme ad altre donne colpite e non dal cancro al seno abbiamo scritto questa LETTERA APERTA alla Lilt Nazionale ed al Ministro della Salute. Se condividi i contenuti della Lettera manda la tua adesione con nome/cognome, ruolo a pinkwashing2015@gmail.com. Facciamo sentire la nostra voce!

Ecco il testo della Lettera.
Le adesioni che perveranno a pinkwashing2015@gmail.com vengono inserite e rese visibili via via a questo LINK
PS Afrodiniano Come promotrici della lettera ci dissociamo da ogni possibile strumentalizzazione della nostra iniziativa in termini banali e da gossip. Non sono la testimonial e le sue tette in sè ad essere contestate. Ogni donna è da rispettare per le sue scelte ed il suo seno. La nostra protesta è su ben altro ed in questo modo il rischio è di banalizzarla mentre noi puntiamo il dito su dinamiche ben più gravi e consistenti. 

Spettabile Lega Italiana per Lotta ai Tumori (LILT) Nazionale,
Gentile Ministro della Salute Beatrice Lorenzin,

le sottoscritte desiderano esprimere profondo sconcerto di fronte alla Campagna Nastro Rosa 2015, la cui testimonial è una nota cantante ritratta a torso nudo, con le braccia a coprirne in parte i seni. Una posa che rappresenta un salto di qualità, di segno negativo, rispetto alle edizioni precedenti della campagna. Negli anni passati, infatti, a rappresentarla erano state scelte donne, sempre appartenenti al mondo dello spettacolo o dello sport e non colpite dalla malattia, che, tuttavia, erano state ritratte vestite e in atteggiamenti più consoni al tema. Per l’anno in corso, invece, la campagna punta ad offrire un’immagine sessualizzata e trivializzante della malattia, utilizzando in maniera pretestuosa l’invito a “fare prevenzione”, espressione ambigua con la quale ci si riferisce comunemente all’adesione ai programmi di screening per la diagnosi precoce del cancro al seno attraverso mammografia. Anche a livello nazionale dunque la LILT ha scelto di avvalersi di un uso strumentale del corpo femminile, come è già accaduto negli anni scorsi per campagne di gusto per lo meno dubbio, quali quelle promosse ad esempio dalla sezione di Torino che, nell’ottobre del 2014, ha patrocinato l’iniziativa Posso toccarti le tette? .
Desideriamo ricordare che solo nel 2012 sono morte di cancro al seno 12.004 donne (dati Istat) e  nel 2014 si sono registrate 48.200 diagnosi tra la popolazione femminile del nostro paese (dati Aiom-Airtum). La patologia colpisce, inoltre, sebbene in misura minore rispetto alle donne, anche gli uomini. I programmi di screening si rivolgono alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni alle quali si raccomanda di effettuare una mammografia ogni 2 anni. La morte per cancro al seno sopravviene a seguito della diffusione dal seno ad altri distretti corporei (ossa, fegato, cervello e polmoni nella maggioranza dei casi).
Cosa ha a che fare l’immagine di una donna chiaramente al di sotto della fascia d’età per la quale sono designati i programmi di screening con la “prevenzione”? Perchè concentrare l’attenzione del pubblico sul suo décolleté florido (a cui fanno da contorno gli addominali scolpiti) se il rischio di morte si presenta solo nel caso in cui la patologia interessi altri organi?
Una risposta la offrono i marchi di noti prodotti di consumo in calce al manifesto che pubblicizza la campagna. Tra questi, quello della nota casa automobilistica Peugeot. Studi scientifici recenti  dimostrano l’elevata incidenza del cancro al seno tra le donne impiegate nella produzione di materie plastiche per il settore automobilistico. Evidenze che hanno portato, nel 2014, l’American Public Health Association a chiedere alle massime autorità sanitarie degli Stati Uniti di porre in essere politiche di prevenzione atte a ridurre drastricamente l’esposizione a sostanze associate al cancro al seno sui luoghi di lavoro.
La partnership tra LILT e Peugeot si configura chiaramente come un caso di pinkwashing, termine con cui si indica la pratica di pubblicizzare e/o vendere prodotti che aumentano il rischio di ammalarsi di cancro al seno, attraverso ingredienti e/o processi di lavorazione, collegandoli a campagne di sensibilizzazione o a raccolte fondi per la ricerca. Una strategia di marketing tristemente diffusa e che risulta estremamente efficace proprio perchè il cancro al seno offre la possibilità di esporre il seno femminile per finalità benefiche, attirando così l’attenzione del pubblico di ambo i sessi.
Chiediamo pertanto il ritiro della campagna Nastro Rosa 2015 che consideriamo lesiva della dignità e della salute delle donne.
 
Distinti saluti, le promotrici

Sandra Castiello- docente di latino e greco al liceo classico, Pagina Facebook Col seno di poi ma col senno di sempre
Grazia De Michele - precaria, Blogger di Le Amazzoni Furiose
Alberta Ferrari- chirurga senologa, Blogger di Ferite Vincenti
Daniela Fregosi - consulente e formatrice freelance, Blogger di Afrodite K
Emma Schiavon- insegnante e storica
Carla Zagatti- psicologa e psicoterapeuta

Tutte le ulteriori adesioni saranno raccolte nel seguente LINK


Grazie ai bellissimi articoli della giornalista Cristina Zagaria che su Repubblica c'ha dedicato: 
Articolo 1 - Articolo 2.

15 commenti:

  1. Firmo con piena consapevolezza la vostra petizione. Trovo disgustoso inoltre che si sia scelto di consegnare l'inopportuna immagine della campagna ad una cantante che si è sottoposta ad un intervento ESTETICO di mastoplastica addittiva. Mi sembra il massimo della beffa nei confronti di quelle donne che - a causa della malattia - il seno sono costrette ad asportarlo

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  2. Approvo, condivido e mi unisco alla vostra/nostra protesta.

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  3. Carissima Afrodite K, La seguo da più mesi, ho sottoscritto le sue petitizione con entusiasmo e le ho diffuse il più possibile. Grazie per il Suo impegno costante. Ora, per quanto riguarda questa nuova iniziativa, la sostengo anima e corpo. Preciso che per quanto riguarda il mio corpo e nonostante più di 10 anni di "prevenzione" con mammografie ed ecografie ogni 2 anni, sono da alcuni mesi con due seni in meno, un cavo ascellare svuotato, una schiena tagliata in due per la ricostruzione, un cappezzolo innestato nell'inguine, un trattamento ormonale e una radioterapia in corso. Se vogliono, mando io una bella foto senza incrocciare le mani su un seno che io ho dovuto fare completamente rimuovere. Con le ustioni della radioterapia, sarà forse molto più convincente la visione e per lo meno si potrà parlare di testimonial... Che triste vedere come la donna viene pure per questa causa vista come un mero oggetto! In bocca al lupo a Lei e a tutte le nostre compagne di viaggio.

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  4. Ho inviato la mia adesione alla petizione.
    Un saluto a tutte

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  5. Condivido tutti i passaggi della vostra lettera, compreso il PS che sta a dimostrare che sdegnarsi per questa campagna non vuol dire essere "bigotte". Sono molto amareggiata dal fatto che la LILT si sia prestata a questa campagna.

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  6. sottoscrivo punto per punto quanto scritto nella lettera.

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    1. Grazie Rita, se non l'hai già fatto manda la tua adesione a pinkwashing2015@gmail.com con nome cognome e professione

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  7. Condivido e sottoscrivo per tutte le mie Amiche che quotidianamente lottano come delle leonesse per la vita, a causa di questa malattia. Per loro per me e tutte le Donne !

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  8. Forse le campagne andrebbero pensate meglio, il mio contributo sarà ben ponderato.

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  9. Un cartellone pubblicitario, un'immagine, un quadro sono soggetti ad interpretazioni diverse a secondo di chi li osserva e da come viene percepito.

    Quindi da una parte può essere offensivo usare l'immagine di un seno rifatto per pura vanità che può essere percepito come una beffa per chi dopo una mastectomia per cancro è costretta a ricostruirselo per avere un seno posticcio che mai risulterà sexi e bello da vedere, da un'altra lettura della pubblicità potrebbe venire fuori un invito per salvaguardare un seno bello, sano, sexi e perchè no anche la parte sessualmente femminile di ogni donna a cui nessuna sarà costretta a rinunciare se farà prevenzione.

    Perchè demonizzare l'immagine definendola sessualizzata? L'invito a fare prevenzione è rivolto a chi ha la femminilità inviolata e non a chi purtroppo rimarrà deturpata nel corpo e nell'anima dopo che il cancro ha già colpito.

    Questa è la mia chiave di lettura del messaggio pubblicitario ed io sono una donna a cui il cancro ha tolto l'identità femminile e sessuale da quando cinque anni fa ho subìto la mastectomia di una mammella e da allora allo specchio vedo un corpo mutilato che non avrà più l'immagine di prima che mi ammalassi ecco perchè la prevenzione può salvarci la vita e la "sessualità" a cui ogni
    donna ha diritto e non "meno" importante per vivere.

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    1. a) I motivi del pericolo della sessualizzazione delle imamgini sono noti (gli stessi che caratterizzano l'uso del corpo in pubblicità) e te li saprebbe spiegare benissimo qualsiasi sociologa (tra le firmatarie della nostra lettera)
      b) I messaggi da dare alle donne non riguardano solo il seno (elemento in realtà tra i tanti, non si muore per il seno, si muore per le metastasi quindi perchè questo puntare in modo ossessivo sul seno), perchè non parlare della postura compromessa, del pericolo di linfedema, delle conseguenze delle terapia sulla vita sessuale generale... solo seno... perchè il seno può essere guardato e fa audience il resto no
      c) La deriva gossippettara sulla Tatangelo e sull'immagine non è nostra, chi ha letto bene la nostra lettera e l'ha pure firmata lo sa benissimo. parliamo di tanto altro, ma questo quasi nessuno giornale o media ne parla perchè fa un sacco di paura e qui tasti lì non si vogliono toccare: pinkwashing, concetto di prevenzione (che non elimina il vero problema che sono le cause soprattutto quelle non studiate a sufficienza come quelle ambientali).
      L'invito quindi è leggettevela bene la lettera.......è da lì che è partito tutto ed è li che occorre ritornare

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  10. Quei tasti lì non li vogliono toccare ed hai pienamente ragione. Sui punti che hai dettagliatamente spiegato sono daccordo.

    La mia spiegazione precedente al tuo post del giorno 9 credo che sia quello che lascia a libera interpretazione e sicuramente non trasmette quello che si cela dietro il business del cancro.

    Io non credo che ci sia la voglia di trovare il modo di guarire dal cancro da parte di tutte queste associazioni di prevenzione o di ricerca , finirebbe il guadagno di molti. Secondo me è tutta una presa in giro e mi dispiace per tutti i benefattori che ci credono soprattutto i famigliari di quei malati di cancro, compresi i bambini, che hanno perso i loro cari.

    Purtroppo le malattie sono una fonte di guadagno. Non riesco ad accettare che sulla tecnologia non facciamo in tempo ad abituarci all'ultimo lancio di un prodotto che già è tramontato ed invece sul cancro siamo ancora fermi ad un "protocollo mondiale" dove non si fa altro che avvelenarci con chemio, radio, terapie ormonali ed altre schifezze varie che ci fanno ammalare a catena di altri malanni e non solo, si rende il cancro una malattia cronica come il diabete, l'ipertensione e tante altre malattie di cui siamo succubi ed involontari malati cronici.... e qui il discorso diventa più ampio perchè ripeto che i malanni potrebbero trovare la guarigione ma non gioverebbe a nessuno, anzi, sembra che le industrie di vario genere e i produttori dei farmaci siano daccordo, per questo ci lasciano a vivere malamente la vita, tutto per uno sporco guadagno.

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