Viste le statistiche sulle patologie oncologiche (in futuro 1 persona su 2 si ammalerà di tumore nell'arco della propria vita) medicina e società stanno cominciando ad interessarsi, non solo alla prevenzione, ma anche a ciò che succede alle persone una volta che il cancro se lo sono beccato comunque. La chiamano qualità della vita dopo un cancro. Purtroppo tra tutti gli aspetti presi in considerazione il rapporto "cancro e lavoro" è quello meno analizzato.
Per fare un esempio, il titolo di un articolo su Healthdesk "Dopo il cancro non basta sopravvivere" è molto esemplificativo ma al suo interno non c'è il minimo accenno alla questione "lavoro".Come se una persona al momento di una diagnosi di tumore, divenisse immediatamente abitante di un altro pianeta dove si vive d'aria, non si ha bisogno di lavorare per andare avanti e tutto piove dal cielo compresi i i soldi extra che occorrono per curare un cancro.
Forse lavorare e mangiare non contribuisce alla qualità della propria vita?
Forse si pensa che l'unica idea fissa di chi ha avuto una diagnosi di cancro, sia sopravvivere e non morire?
Beh,
le cose non stanno così proprio per niente perchè la fame in certi casi
(non in tutti ovviamente) può essere molto più veloce di un tumore ed
esistono realtà come Equitalia che sono molto più spietate ed
intransigenti di un cancro.
Afrodite K affronta spesso il tema della conciliazione del cancro con la propria attività professionale approfondendo in particolar modo, le complicazioni che insorgono se il lavoratore è una partita iva ed è veramente fastidioso dover ogni volta constatare quanto, in tutta una serie di convegni dedicati alla qualità della vita del paziente oncologico, il tema lavorativo e della sopravvivenza materiale venga sistematicamente eluso.
Come per esempio, il convegno dedicato alla qualità
della vita delle donne con tumore al seno che si è svolto a Catania il 18-19
settembre 2014 vedendo riuniti medici, esperti, operatori del settore
per le due giornate di corso interattivo multidisciplinare “Quality of
life” promosso dall’Unità operativa complessa multidisciplinare di
senologia, Dipartimento materno infantile dell’AO Cannizzaro di Catania,
diretta dalla dott.ssa Francesca Catalano. Bello, bellissimo.
Finalmente, oltre il focus sulla prevenzione, ci si pone la questione di
come vivono le donne DOPO la diagnosi di cancro al seno. Peccato che le
questioni connese agli aspetti lavorativi ed economici continuano a
rappresentare gli eterni esclusi. Per questo come Afrodite K ho scritto al
direttore scientifico del Convegno.....
"Gentile
dott.ssa Francesca Catalano, la contatto in qualità di responsabile
scientifico del Convegno Quality of life sul tema del tumore al seno e
della qualità della vita (ma anche come presidente di ANDOS Catania).
Non le scrivo solo come Daniela Fregosi donna operata al seno ma anche e
soprattutto Afrodite K, voce dei lavoratori autonomi colpiti dal cancro.
Quando
ho letto il titolo dell'evento ho immediatamente tirato un respiro di
sollievo perchè rispetto al cancro al seno tutti si danno un gran da
fare per la prevenzione, gli screening, la chirurgia, le terapie e via
andare, ma sulla qualità della vita delle donne operate al seno in pochi
si sprecano. Sul rapporto poi tra donna, cancro al seno e lavoro è il
deserto quasi totale (se togliamo il progetto Pro Job che però è
dedicato solo alle lavoratrici dipendenti). Quindi sono andata a leggere
il programma del convegno che è molto ricco (chirurgia conservativa, ricostruzione del
seno, lo stile di vita alimentare, la preservazione della fertilità
della donna, gestione della menopausa) sperando di trovare questo argomento trattato. Anche questa volta nulla.
Con tutto il cuore vi faccio presente (e mentre scrivo non penso solo a me ma anche alle moltissime donne che mi contattano e mi raccontano le loro storie attirate dal mio Blog e dalla battaglia sociale che sto portando avanti) che con le tette ricostruite nuove di zecca e con i corsi di trucco non si riesce a pagare bollette, mutui e ad accollarsi i costi aggiuntivi che un cancro porta con sè. Che non tutte le donne hanno accanto compagni amorevoli che oltre a dispensare coccole rappresentano degli ammortizzatori economici. Che per le lavoratrici autonome poi la qualità di vita peggiora drasticamente ed è mooolto più difficile andare avanti dopo un tumore al seno.
Comprendo benissimo su tutto questo un medico direttamente non ha potere (infatti la Petizione nazionale che ho lanciato non è indirizzata al Ministero della Salute ma a quello del Lavoro). Nonostante questo credo fermamente che queste problematiche dovrebbero essere ben conosciute anche dai medici perchè influenzano in modo pesante il modo con cui le donne gestiscono la malattia, le scelte terapeutiche che fanno (io ho rifiutato la terapia antiormonale anche e soprattutto perchè da lavoratrice autonoma che viaggia in tutta Italia non mi posso permettere effetti collaterali che mi rendano meno che performante, altrimenti non mangio).
Quando ho avuto l'incontro introduttivo con il chirurgo plastico, alle mie insistenti domande di conoscere tutte le possibili complicazioni e dinamiche connesse alla ricostruzione del seno perchè sono una lavoratrice autonoma ed ogni contatto con il sistema sanitario sono per me giornate di lavoro perse, mi sono sentita rispondere "Oh che lavoro farà mai signora!". La ricostruzione del seno ho deciso di non farla. Di episodi di questo tipo potrei raccontarne a mazzi....
Con tutto il cuore vi faccio presente (e mentre scrivo non penso solo a me ma anche alle moltissime donne che mi contattano e mi raccontano le loro storie attirate dal mio Blog e dalla battaglia sociale che sto portando avanti) che con le tette ricostruite nuove di zecca e con i corsi di trucco non si riesce a pagare bollette, mutui e ad accollarsi i costi aggiuntivi che un cancro porta con sè. Che non tutte le donne hanno accanto compagni amorevoli che oltre a dispensare coccole rappresentano degli ammortizzatori economici. Che per le lavoratrici autonome poi la qualità di vita peggiora drasticamente ed è mooolto più difficile andare avanti dopo un tumore al seno.
Comprendo benissimo su tutto questo un medico direttamente non ha potere (infatti la Petizione nazionale che ho lanciato non è indirizzata al Ministero della Salute ma a quello del Lavoro). Nonostante questo credo fermamente che queste problematiche dovrebbero essere ben conosciute anche dai medici perchè influenzano in modo pesante il modo con cui le donne gestiscono la malattia, le scelte terapeutiche che fanno (io ho rifiutato la terapia antiormonale anche e soprattutto perchè da lavoratrice autonoma che viaggia in tutta Italia non mi posso permettere effetti collaterali che mi rendano meno che performante, altrimenti non mangio).
Quando ho avuto l'incontro introduttivo con il chirurgo plastico, alle mie insistenti domande di conoscere tutte le possibili complicazioni e dinamiche connesse alla ricostruzione del seno perchè sono una lavoratrice autonoma ed ogni contatto con il sistema sanitario sono per me giornate di lavoro perse, mi sono sentita rispondere "Oh che lavoro farà mai signora!". La ricostruzione del seno ho deciso di non farla. Di episodi di questo tipo potrei raccontarne a mazzi....
Ecco
perchè, a fronte del dilagare del cancro al segno tra le giovani
(ancora in età lavorativa), è molto importante ragionare di qualità di
vita della donna anche in relazione alla sua capacità lavorativa ed alla
possibilità di sostenersi economicamente (sappiamo benissimo infatti
come vanno a finire le varie richieste di invalidità civile o di assegno
ordinario di invalidità)
Spero tanto che questa problematica possa un giorno essere presa in considerazione anche in ambienti più prettamente medici."
La dott.ssa Catalano molto gentilmente mi ha anche risposto invitandomi a partecipare al convegno.
Purtroppo,
come ho precisato alla dott.ssa, per una lavoratrice autonoma che oltre
a cercare di curarsi deve anche guadagnarsi la pagnotta, è decisamente
proibitivo attraversare mezza Italia accollandosi costi e tempo
investito. Afrodite K non si è ancora dotata del teletrasporto a costo
zero.
In ogni caso,
speriamo che prima o poi qualcuno si renda conto che in un contesto
economico come quello attuale (in piena crisi) per un paziente
oncologico le problematiche collegate agli aspetti materiali, economici,
lavorativi sono decisamente importanti (a maggior ragione se stiamo
parlando di donne) e impossibili da trascurare anche per i medici che,
se non possono ovviamente risolverli, devono quanto meno contemplarli
nella relazione che hanno con i pazienti perchè esse possono influire
sul decorso della malattia e sulle scelte terapeutiche.Afrodite intanto fa quel che può e prosegue la sua battaglia portando avanti la Petizione "Diritti ed assistenza per i lavoratori autonomi che si ammalano".
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