domenica 25 novembre 2018

Nemmeno il cancro al seno si salva dalla violenza sulle donne

Matrioska di AltNovesette
E come ogni anno torna la Giornata Mondiale contro la Violenza alle Donne.
Una delle caratteristiche della violenza è quella di avere innumerevoli facce, alcune molto visibili fatte di calci, pugni e acidi, altre più insidiose, sottili, invisibili, addirittura socialmente accettate.
Beh.... anche l'esperienza del cancro al seno può rappresentare una violenza per moltissime donne. Io ne so qualcosa e, insieme al post di Grazia De Michele (amica e compagna di battaglie passate e future), vi racconto cos'è per me la violenza nel cancro al seno...

La serenità che adesso è entrata nella mia vita contaminandola di fiducia, amore e pace ha dovuto navigare in acque tempestose, insidiose e violente, piene di attacchi alla mia identità e ai miei bisogni, acque torpide di umiliazioni e dolore sotto un cielo di indifferenza e manipolazione tinta di rosa. E ancora in parte lo fà...
Da anni mi impegno per andare Oltre il nastro rosa e perché per tutte noi donne valga, in ogni giorno dell'anno, #NonUnaDiMeno! e che queste violenze finiscano...

La violenza di sguardi e mani bisturate che ti dicono loro come "dovrebbe essere" il tuo seno e il tuo corpo.
La violenza di veder sbandierato ovunque lo slogan "personalizzazione delle cure" ma venir trattata come una statistica.
La violenza su un seno schiacciato in una pressa che chiamano mammografo, punturato da biopsie, tagliato, svuotato e ricucito, poi ritagliato di nuovo. Un seno che, a parole viene "rispettato e idolatrato" come se coincidesse con la tua identità ma che poi, nei fatti, è trattato come un oggetto.
La violenza di dover ascoltare la presentazione menzognera di alcune cure come acqua fresca solo perché non sono la temutissima chemioterapia.
La violenza di ritrovarsi il muscolo pettorale scollato con inserito sotto un espansore che non sapevi manco cos'era e che non avevi chiesto.
La violenza di essere attaccata e guardata come strana/anormale solo perché non aderisci a quello che una donna dovrebbe pensare, dire e fare riguardo al cancro al seno.
La violenza di vedere il proprio compagno smaterializzarsi di fronte alla malattia.
La violenza del mantra "tornare come prima" (io non voglio tornare come prima, dopo il cancro al seno la mia vita è cambiata, voglio andare avanti e migliorarla, non tornare indietro!)
La violenza di perdere il lavoro o di non riuscire a trovarlo più perché è arrivato il cancro.
La violenza di sapere che il seno di una lavoratrice autonoma è di serie B rispetto a quello di una lavoratrice dipendente.
La violenza di vedere trattata ormai come "normale" una malattia che rappresenta, a tutti gli effetti, un'epidemia.
La violenza di dover continuamente assistere al racconto del cancro al seno per quello che non è: rosa, , quasi quasi pure figo, da combattere come resilienti guerriere (perché, già, dipende tutto da noi... e dalla nostra capacità di lottare, chi muore non ha lottato abbastanza, giusto?).
La violenza di continuare a vedere le donne morire di cancro al seno mentre ti sbandierano ovunque le statistiche sull'abbassamento della mortalità (peccato sia quasi sempre calcolata su una sopravvivenza a breve mentre il cancro al seno può ripresentarsi e divenire metastatico anche a distanza di 25 anni).
La violenza delle bugie di chi dice che dal cancro al seno si guarisce quasi sempre.
La violenza di dover ringraziare il cielo solo perché si è ancora vive e di dover rinunciare, per questo, a una qualità di vita decente.
La violenza di chi ha trasformato la nostra malattia in un business per vendere prodotti rosa.
La violenza di continuare a sentir parlare di raccolte fondi per finanziare la ricerca (ma che tipo di ricerca viene fatta e con quali risultati se le donne continuano ad ammalarsi a mazzi ed a morire?).
La violenza di vedere donne strafiche, belle, giovani e famose con seni scolpiti e sani sensibilizzare sul tema del cancro al seno.
La violenza del pinkwashing che strumentalizza le donne e riveste di rosa sostanze tossiche e prodotti che contribuiscono a far ammalare di cancro.
La violenza di chi dice che il problema sono gli stili di vita: basta che fai una vita sana e non ti ammali. Quindi se ti ammali è pure colpa tua.
La violenza di chi sa che ogni anno in Italia oltre 50.000 donne si ammalano di cancro al seno e 12 mila ne muoiono ma, pur avendone il potere, non fa niente per cambiare le cose.

Il principale fattore di rischio per lo sviluppo del cancro al seno è il genere. 
Le terapie con cui viene trattato e i loro effetti collaterali, i problemi economici che porta nelle vite di chi ne è colpita e l'indifferenza di chi si sottrae al dovere di porre in essere misure atte a ridurne l'incidenza sono una delle molteplici forme di violenza sulle donne. 

Che la Giornata contro la violenza sulle donne sia anche contro tutto questo. #NonUnaDiMeno!


Nessun commento:

Posta un commento

Stai commentando come utente anonimo o con il tuo account Google. Consulta la Privacy Policy