giovedì 8 novembre 2018

Lavoratori autonomi e malattia: la storia di Giulia

Sono Giulia ho 37 anni,  sono una lavoratrice autonoma e abito a Bergamo. A Gennaio del 2017 ho scoperto di avere un tumore al seno infiltrante di grado G3.
Sono stata operata a Marzo del 2017 con doppia mastectomia (il seno sano è stato comunque asportato per profilassi data anche la mia giovane età) e ricostruzione immediata, con ulteriore giro in sala operatoria il giorno seguente all'intervento per rimuovere un'ematoma che si era formato.
Purtroppo la ricostruzione del seno malato non è andata a buon fine (dopo un mese e mezzo di medicazioni) perchè ho avuto due infezioni gravi e sono stata sottoposta ad altri due interventi nel 2017 a distanza di un mese l'uno dall'altro (uno per rimozione protesi e inserimento espansore e l'altro per rimozione espansore).

Nel frattempo a Maggio del 2017 ho iniziato pure la chemioterapia che è durata fino al 22 novembre (4 cicli di rossa a distanza di 3 settimane l'una dall'altra e 12 cicli di Paclitaxel a distanza di una settimana l'uno dall'altro con stimolazione dei globuli bianchi tramite iniezione di Nivestim).
D fine Marzo a fine Novembre io non sono stata proprio molto in forma... Gli interventi, gli antibiotici e le chemio mi hanno provato parecchio, avevo difficoltà anche a leggere e guardare pc e tv perchè i farmaci mi annebbiavano.... anche se io sono un'ottimista di natura e quindi ho sempre reagito e fatto tutto quello che riuscivo a fare (ho anche due figli che mi hanno dato grande forza).
Piccola, grande. parentesi: ho p.iva dall'ottobre del 2016 (ma ero comunque gestione separata anche prima perchè ero socia lavoratrice della società di famiglia che si occupa di amministrazioni condominiali).
Tra un intervento e l'altro tramite un CAF mi sono informata su ciò che mi spettava e qui si apre un mondo di ignoranza (nel senso proprio di non conoscenza delle cose).
A parte la pratica di ottenimento dell'invalidità e legge 104 (che mi hanno dato ma che comunque non mi è servita a nulla perchè sia io che mio marito siamo liberi professionisti) e le pratiche di rimborso di malattia e degenza per gli interventi mi hanno detto che non avevo diritto ad altro.
Salvo poi scoprire, una volta finite le chemio e con un po' di forze in più, che avrei avuto diritto ad un piccolo assegno durante il periodo delle chemioterapie e avrei potuto fare la richiesta di malattia per tutto il periodo del trattamento oncologico che, con una nuova legge, viene equiparata alla degenza e quindi rimborsata di più della malattia "normale".
Piccolo particolare, avrei dovuto farmi fare un certificato medico all'inizio della chemioterapia.
A maggio 2018 ho subito il mio quinto intervento (inserimento espansore con utilizzo del muscolo grandorsale, sulla schiena ho una cicatrice di 30 centimetri) con complicanze (abbassamento globuli rossi e due trasfusioni di sangue) , sono stata altri 10 giorni in ospedale.
Quando mi sono ripresa sono tornata al CAFper presentare all'Inps le domande di degenza e malattia relative a quest'ultimo intervento e ho pure presentato la domanda di malattia ex art.8 comma 10 legge 81/2017 per trattamenti chemioterapici presentando una lettera del mio medico di base e un fascicolo di allegati dell'ospedale che documenta le chemioterapie.
Passano i mesi e le mie pratiche restano in lavorazione.
Il CAF sollecita ma non  ottiene risposta, mi reco io all'Inps, aspetto un'ora e poi quello che mi riceve dice che devo prendere appuntamento.
Quindi prendo l'appuntamento, dopo qualche giorno mi chiamano dall'Inps dicendo che mi avevano dato l'appuntamento sbagliando prestazione e quindi lo spostano e finalmente questa mattina sono stata ricevuta dall'addetto degli "ammortizzatori sociali".
Risultato: la pratica della malattia in seguito a trattamenti oncologici non la rimborsano perchè non ho il certificato del medico.... ma io ho prodotto tutti i documenti dell'ospedale. Non bastano perchè se loro avessero saputo che io ero in malattia sarebbero potuti venire a controllare a casa che strisciavo dal letto al divano.... ma io ho risposto che so benissimo che in caso di chemioterapia un dipendente non è obbligato a stare a casa (un dipendente può pure andare in vacanza durante i periodi di malattia in seguito a chemioterapia o uscire di casa e fare una passeggiata giustissimamente... pagato dall'Inps). Non interessa, le disposizioni sono quelle, oltretutto la legge è uscita da poco e quindi nessuno sa bene come fare. e quindi piuttosto che pensare con il cervello e leggere i documenti prodotti... scartano. 
Oltretutto dopo mesi e alla mia domanda: non potevate scartarla subito così nel frattempo avrei già potuto fare ricorso? Risposta: avevamo cose più importanti da fare....
Le altre due pratiche che sono complete e hanno tutti i certificati che servono verranno rimborsate appena avranno tempo.
Non sono stata a casa a divertirmi, non ho potuto lavorare e guadagnare non per mia volontà, c'è una legge che prevede il rimborso in caso di malattia per trattamenti chemioterapici e siccome manca un certificato medico (fa nulla se ho un enciclopedia di documentazione medica con me) allora mi chiudono le porte in faccia dicendo che hanno cose più urgenti da fare. Facile, loro sono dipendenti. Non è giusto essere trattate in questo modo!
Giulia C.

2 commenti:

  1. Brava Giulia mi piace la tua indignazione perché sveglia le coscienze dall'indifferenza del "tanto non è capitato a me" . In bocca al lupo

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