La ricostruzione del seno dopo un tumore è un mondo variegato che può prevedere anche ferite, drenaggi e siringhe che aspirano, tessuti che muoiono e incisioni che si rifiutano di guarire mentre il corpo può essere tormentato da infezioni che possono durare per settimane o persino mesi. Decisamente può non essere una passeggiata di salute come spesso la si presenta...
"Molte pazienti che hanno affrontato la ricostruzione dichiarano che è stata per loro una sfida più grande della mastectomia, della chemio e della radioterapia", sostiene la dottoressa Joanne Weidhaas, radioterapista del Centro Oncologico di Yale attualmente impegnata nella ricerca sulle mutazioni genetiche.
Nonostante questo, la ricostruzione è spesso narrata come la parte "divertente" dell'esperienza del cancro al seno. Le persone ti dicono (e anche i medici) "Avrai il seno più bello di prima!"
STUDI RECENTI evidenziano invece che:
- la ricostruzione con protesi mammarie (la più popolare) ha un tasso di infezione post-operatoria del 35% (ricerca pubblicata nel 2012)
- ha un tasso di fallimento del 20% in caso di radioterapia (ricerca pubblicata nel 2014)
- c'è un tasso di complicanze post-operatorie del 33,5% anche nella ricostruzione con tessuti autologhi per quanto riguarda la zona del seno e del 22,3% per le zone di prelievo del tessuto autologo (ricerca pubblicata nel 2013)
In un articolo pubblicato da Today nel 2016 Diane Mapes (una giornalista che conosce sulla propria pelle il cancro al seno) passa in rassegna i motivi per cui la ricostruzione mammaria non sia solo una questione di tette.
La paziente Lisa Duncanson racconta come la radioterapia magari innalza le percentuali di sopravvivenza ma non è un toccasana per la pelle del seno. La radiazione infatti la modifica, rendendola più sensibile, più difficile da guarire, più difficile da dilatare. Di conseguenza, uno degli espansori tissutali di Lisa le ha sfondato la pelle. Tre infezioni, due ricoveri ospedalieri, mesi di infusioni antibiotiche e due interventi chirurgici con tessuto autologo.
I seni ricostruiti perdono la sensibilità, a meno che tu non sia fortunata e alcuni dei tuoi nervi ricrescano. Molti non hanno capezzoli a meno che il tuo chirurgo plastico non li costruisca, il che, di nuovo, è complicato se hai effettuato la radioterapia . Poi ci sono le cicatrici - sul tuo seno, certo, ma anche sullo stomaco, sulla schiena o sul sedere se il tuo chirurgo ha avuto bisogno di prelevare tessuti e/o muscoli per riempire/modellare le mammelle. E non dimentichiamo gli effetti collaterali come la contrattura capsulare, il dolore da aderenze, le increspature e le rotture, le settimane (o mesi) di recupero.
Certo, molte donne non hanno alcuna complicazione e magari un bel risultato con dei seni dall'aspetto naturale ma altre invece si ritrovano delle mammelle come una sorta "patchwork incasinato", come la Duncanson chiama le sue tette ricostruite, seni che sembrano ok solo coperti dai vestiti.
È importante che, per poter fare scelte consapevoli, le donne siano informate di come la ricostruzione post-mastectomia possa non essere una passeggiata di salute come spesso viene presentata da media e medici.
Ed è importante anche evitare, come sostiene Lisa Duncanson, "... una sorta di sottomissione quasi paternalistica a tutto questo... come se noi donne non potessimo gestire la verità su cosa succederà veramente ai nostri corpi e al nostro seno".
Tutte cose verissime, dispiace solo che queste informazioni in Italia non vengano fornite. Soltanto alcune donne - privilegiate perché più istruite e con maggiore senso crtico- arrivano a leggere articoli come questo, spesso in inglese e, di conseguenza scegliere di NON ricostruire.
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