lunedì 9 dicembre 2013

Sei una lavoratrice autonoma?: vietato ammalarsi di tumore al seno

Ammalarsi seriamente è un’esperienza spiacevole per chiunque e non c’è da augurarlo a nessuno per definizione, ma quando questo succede ad un lavoratore autonomo inizia un doppio calvario. Se poi sei donna ed il malaccio è un tumore al seno, hai proprio fatto bingo.

Fin dal momento della diagnosi, intuendo le difficoltà che mi aspettavano come libera professionista, ho cominciato a mettere in atto tutta una serie di strategie di adattamento alla mia nuova condizione. In questo un lavoratore autonomo è un grande esperto perché la flessibilità è il suo pane quotidiano. Ma per quanto tu riesca ad accogliere e gestire il cambiamento nella tua vita personale e professionale, un tumore rimane un tumore e non è un’influenza che, massimo 10 giorni, te la levi di torno. Ho iniziato quindi ad informarmi su quali potessero essere gli “ammortizzatori sociali” a cui avevo diritto. Nessuno sapeva nulla. Nonostante dicessi a destra e manca che ero una libera professionista e che questo tumore al seno non aveva su di me lo stesso effetto di un’altra lavoratrice dipendente che poteva tranquillamente ancora contare sul suo stipendio regolare (io sin dal primo mese ero stata invece costretta a fermarmi), nessun consiglio mi arrivava dai medici e dal commercialista. Un far west terrificante con i patronati che fanno quello che possono con code interminabili di utenti in cerca di informazioni, il call center dell’Inps a cui ho dovuto spiegare l’ultima circolare del maggio 2013 riguardante i lavoratori autonomi a gestione separata e che mi ha anche ringraziata per l’informazione. Insomma, meno male che sono bella sveglia, che il tumore mi è arrivato alla tetta e non al cervello, che sono molto brava nella navigazione internet, altrimenti ero fritta.
C’è poi da difendersi dalla domanda classica  “Ma come, non ce l’hai un’assicurazione privata?” Una cosa così la chiedono solo ai liberi professionisti, tutti convinti che, siccome ce la spassiamo alla grande a far quello che ci pare, a non avere padroni, ad evadere di brutto e ad arricchirci alla faccia degli altri poveri lavoratori dipendenti, il minimo è che cacciamo i soldi almeno per le assicurazioni private e non rompiamo troppo le scatole all’Inps, anche se abbiamo un tumore.
Mi sono letta innumerevoli guide e libretti informativi per pazienti oncologici dove venivano descritti i diritti dei lavoratori, dipendenti però. Di noi neppure un cenno. Come se non esistessimo. Come se in Italia non ci fosse il popolo delle P.Iva. Come se nessun lavoratore autonomo statisticamente si ammalasse mai seriamente o avesse diritto di ammalarsi come gli altri.
Eppure quello dei lavoratori autonomi che si ammalano è un problema diffuso e se ne parla poco solo perchè i professionisti sono i primi a nascondersi temendo di ripercussioni lavorative. Già si sono ammalati ed hanno pochi diritti, cercano quindi di non scoprirsi e non bruciarsi un mercato, già ampiamente in crisi, fatto di clienti poco propensi ad assoldare professionisti meno efficienti e performanti e orientati a scegliere tra i tanti consulenti in fila che non aspettano altro che una commessa.
Ma un paziente oncologico non è un paziente oncologico e basta? Evidentemente no, esistono malati di cancro di serie A e di serie B.
Noi siamo di serie B e per noi l'art.32 e 38 della Costituzione, che riguardano rispettivamente il diritto alla salute ed il diritto agli aiuti in caso di impossibilità di lavorare, sono opzionali. Perché? Qualche esempio. Un lavoratore autonomo con gestione separata ha diritto ad un massimo di 61 giorni di malattia in un intero anno solare. E se fai un bel ciclo di chemio per 6 mesi? Beh, tranquillo, puoi sperare di star talmente male da avere diritto all’assegno ordinario di invalidità (un assegno temporaneo che ti dà diritto a cifre da fame) oppure puntare sull’invalidità civile. Occhio però che anche lì, per ottenere le percentuali che ti danno diritto ad un aiuto economico devi stare moooolto male e comunque, anche se ce la fai, vanno a vedere il tuo reddito nell’anno precedente, quando eri sano (e le soglie sono bassisime). Insomma, ti devi augurare di esser piena di metastasi oppure di aver già da prima un reddito da fame. A meno che, siccome il reddito era da fame, di contributi Inps ne hai versati pochi, allora incappi in altri sbarramenti, quelli del numero minimo di mesi contributivi versati. Ho reso l’idea del gran casino che si trova davanti una donna che ha appena scoperto un tumore al seno? Bello eh? Mentre sei lì tra interventi chirurgici (io ne ho fatto già 2 per ora, poi ci sarà la ricostruzione e si spera di fermarsi lì, perché con un tumore di certezze non ce ne stanno), visite, esami, terapie e riabilitazione, questo è il modo con cui stato e Inps ti ripagano per anni di tasse e contributi. Sapete tutto questo come mi fa sentire? Un bancomat. Un bancomat con un tumore al seno. Non è il massimo.
Chissà, forse dobbiamo espiare qualche colpa. Un’amica libera professionista ha tutta la sua teoria in merito. “In una società conformista, giudicante, che annienta le diversità, il motivo per dare contro a chi pensa, vive e lavora in modo autonomo è che questi soggetti sono di fatto un pericolo per il sistema”. Forse non ha tutti i torti. Io sono più cinica (con un tumore me lo posso permettere) e credo che il motivo sia semplicemente il fatto che dietro ai lavoratori autonomi a gestione separata semplicemente manca un potere forte, un sindacato, un ordine professionale, per cui diventano facilmente oggetto di comportamenti predatori perché per definizione sono soggetti deboli sul mercato. Ma per quanto possiamo essere soggetti deboli, rimaniamo un pezzo vitale dell’economia italiana
Per tutti questi motivi, oltre a lamentarmi e denunciare la condizione dei lavoratori autonomi che si ammalano seriamente, ho deciso di fare anche un gesto concreto. Ho iniziato la mia disobbedienza fiscale rifiutandomi di pagare l’acconto delle tasse per il 2013.
Caro Thoreau, padre della lotta allo Stato e al potere, oltreché emblema della disobbedienza civile e della resistenza fiscale, aiutami tu. Sostienimi ed incoraggiami con le tue parole sagge e non farmi sentire sola: “Tutti gli esseri umani riconoscono il diritto alla rivoluzione; vale a dire, il diritto di rifiutare obbedienza e di resistere al governo quando la sua tirannia o la sua inefficienza sono grandi e intollerabili. Ma quasi tutti dicono che attualmente non ci troviamo in questa situazione......"
Lo so, sarò sola in questa mia lotta, molto sola perchè siamo in Italia ed il nostro è ormai un paese così, abbiamo perso la capacità di indignarci, c'hanno lentamente abituato ad essere calpestati e, pur lamentandoci moltissimo, non sentiamo più nemmeno un vero dolore.
Io però sono in una condizione diversa. Come sosteneva Tiziano Terzani prima di morire, un tumore ti concede una sorta di free pass, una carta premio con la quale puoi permetterti di dire e fare cose altrimenti impensabili.
Perchè un tumore o ti schiaccia o ti dà il coraggio di batterti per te stessa e per un mondo più giusto per tutti.

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