Quando arriva la malattia, soprattutto se è grave e prolungata, sono cavoli amari per tutti i lavoratori autonomi in termini di tutele e vuoti legislativi. Ebbene sì, anche per le professioni ordiniste, anche per gli avvocati. Ecco quindi una selezione di storie tratte dallo splendido lavoro che sta facendo MGA Mobilitazione Generale degli Avvocati.
Storie di Cassa (forense) è stato segnalato anche dalla Nuvola del Lavoro (Corriere della Sera) e nella Pagina Facebook dedicata puoi leggere tutte le Storie di Cassa che via via vengono aggiornate.
Domenico
Dopo essere caduto nelle grinfie della insufficienza renale cronica nel 2009 ero riuscito, grazie alle normative dell’epoca, a trovare un equilibrio tra lavoro e sopravvivenza. A dispetto di una pensione Inps di 280 euro per 13 mensilità. Un bagno di danari! Tuttavia con una compagna che lavora, stringendo un po’ i denti e con qualche episodico introito si riusciva a campare con dignità. La situazione cambia, come sa la maggioranza dei colleghi, con l’obbligo di iscrizione alla beneamata Cassa Forense. In pratica i risicati guadagni vanno a farsi benedire. Si supera anche questo? Intanto, forse, è opportuno spiegare in che consiste vivere questa patologia: per prima cosa si deve andare in ospedale tre volte alla settimana, che piova o ci sia il sole, che si abbia la febbre o altro il turno non si salta. Ogni seduta poi è di quattro ore nelle quali si possono perdere anche 4 kg di peso, una ottima dieta che, però, ha anche delle controindicazioni. Eh già, del resto la chiamano malattia invalidante. La prima controindicazione è bere, rectius, non bere. Non si parla di alcool (vi piacerebbe eh? Piacerebbe anche me!) ma proprio di acqua. Mezzo litro al giorno è la dose consigliata. Sembra tanta ma una bottiglietta è da mezzo litro e a volte uno “normale” la fa fuori in due sorsi. Tutto questo influisce su cuore e pressione. In pratica più si sgarra più si affatica il cuore e più si fa sobbalzare la pressione, con effetti facilmente immaginabili. Oltre all’acqua c’è poi il cibo: evitare o ridurre potassio e fosforo. Ah beh! Tutto qua? E che ci vorrà? Digiunare è (sarebbe) la soluzione più semplice, sfortunatamente è impraticabile. Allora si escludono gli alimenti a categorie. Verdura e frutta ridotte, pesce, frutta secca e succhi quasi azzerati, pochi cibi salati (se no poi viene sete) resta la pasta (ciao gnocchi! ) e la carne (di preferenza bianca) . Ma il problema, di partenza, resta conciliare tutto ciò con la professione. Non si possono avere udienze fiume nei giorni della dialisi. Se mancano le forze hai voglia a correre per le aule. Insomma non sei proprio “brand new” anche se potresti sembrarlo perché in fondo ridi, scherzi e cammini. Allora ti informi e scopri che puoi comunque esercitare episodicamente con il fondamentale aiuto della Cassa. Basta avere 5 anni di contributi versati. Si, we can! In fondo sono stati così carini da iscriverti perché sapevano che c’era bisogno di solidarietà. La Cassa serve a questo no? Paghi le prime rate è decidi di fare il sacrificio: recuperare 5 anni per poter avere un sostegno più civile al reddito, Sei un avvocato quindi decidi che il call center non fa per te. Hai la Pec, quindi scrivi. E scrivi. E scrivi. E scrivi. E scrivi. E scrivi. Tornano però solo gli equivalenti delle ricevute di ritorno. Di una risposta da CF però, nemmeno l’ombra. Dopo sei settimane consecutive di Pec nelle quali si reiterata questo semplice quesito: “quanto devo versare a Cassa Forense per riscattare 5 anni? È possibile avere un prospetto giustificativo?”. Io capisco che gli “indiani” messi a rispondere abbiano qualche difficoltà nel comprendere le eleganti sfumature del nostro aulico linguaggio, ma mi dicono che sia stato avvistato perfino qualche avvocato nei dintorni di via EQ Visconti. No?
Enza
Volevo solo esprimere il mio pensiero e un po’ della mia storia. Mi sono laureata a 24 anni e non sapevo ancora a cosa andavo incontro. Con le unghie e coi denti ho fatto pratica resistendo per ben sei anni, durante i quali non ho visto un centesimo. A 27 anni scopro di avere un problema che mi porterà alla sterilità ma io continuo a voler diventare avvocato. Poi arrivano gli interventi chirurgici che in questi ultimi 5 anni si sono susseguiti con una certa ritmicità che mi hanno impedito anche di potermi affermare nella professione. Ora mi ritrovo ad essere sterile ma anche a non poter affrontare il pagamento della cassa perché non ho soldi a sufficienza e, personalmente, con tutti i problemi che ho, non ho certo possibilità di dedicarmi alla carriera. Almeno per il momento. MA DEVO PAGARE NONOSTANTE TUTTO !”
Barbara
Posso raccontare cosa mi è successo solo alcuni giorni fa: il 26 maggio sono stata sottoposta ad un intervento chirurgico che è durato qualche ora (tra preparazione, intervento vero e proprio e risveglio dall'anestesia totale circa 3 ore e mezza), cui è seguita una degenza di tre giorni. il 28 maggio avrei dovuto presenziare ad un'udienza in un procedimento civile chiamato per la prova testimoniale, pertanto in data 25 maggio provvedevo ad inoltrare tramite pct istanza di rinvio per motivi di salute, allegando certificato medico. Di tale circostanza informavo uno dei colleghi di controparte. in data 27 maggio, alle 10.00 circa del mattino, mi chiama proprio questo collega, che viene immediatamente ricontattato dal mio compagno, visto che ero uscita dalla sala operatoria il giorno prima alle 21.15 e sicuramente non ero in grado di parlare con il collega e gli rappresenta sia il mio precario stato di salute (non mi avevano ancora rimosso la pompa antalgica), sia che ero ricoverate e che sicuramente il ricovero si sarebbe protratto per qualche altro giorno! il 28 maggio, tramite un collega, faccio depositare in aula non solo la copia dell'istanza depositata telematicamente e la relativa documentazione, ma anche il certificato di ricovero rilasciatomi in data 27/5, nonchè le intimazioni testi ritualmente notificate (preciso che avevo preavvertito i miei testi dell'istanza di rinvio e quindi gli avevo comunicato che l'udienza sarebbe stata rinviata). ebbene che succede... il collega di controparte, proprio quello da me preavvertito e che aveva anche parlato con il mio compagno, in udienza crea mille problemi, cerca ed ottiene un rinvio a breve (24/06), il giudice commina ai miei testi una sanzione pecuniaria perchè non comparsi senza giustificato motivo e mi impone di nominare un sostituto ove all'udienza del 24/6 non potessi essere presente personalmente. Ora dopo le dimissioni dalla clinica (avvenute il 29/04) e la rimozione dei punti (avvenuta il 03/06) il medico mi ha dato 30 giorni di riposo e nonostante ciò dovrò essere in aula. giusto per precisare il giudice in passato ha fatto rinvii lunghi allorquando è stata in maternità....
Sono avvocato dal 1999, e in tutti questi anni sono andata in aula con la febbre, la bronchite, le stampelle...ho miseramente assistito al decadimento tanto della classe forense che della magistratura. Oggi come oggi ho l'assoluta consapevolezza che di accadimenti come quelli da me vissuti sono all'ordine del giorno e ciò mi fa rabbrividire! Ma non mollo e non temo di mettere la faccia e il nome in ciò che faccio. Perché c'è un'unica cosa che nessuno potrà mai togliermi è la dignità e soprattutto il mio essere avvocato...un avvocato che ancora oggi crede nel ruolo sociale e costituzionale di questa professione! Ancora oggi credo fermamente nell'etica, pur quando questa non coincide con la deontologia!
Sono avvocato dal 1999, e in tutti questi anni sono andata in aula con la febbre, la bronchite, le stampelle...ho miseramente assistito al decadimento tanto della classe forense che della magistratura. Oggi come oggi ho l'assoluta consapevolezza che di accadimenti come quelli da me vissuti sono all'ordine del giorno e ciò mi fa rabbrividire! Ma non mollo e non temo di mettere la faccia e il nome in ciò che faccio. Perché c'è un'unica cosa che nessuno potrà mai togliermi è la dignità e soprattutto il mio essere avvocato...un avvocato che ancora oggi crede nel ruolo sociale e costituzionale di questa professione! Ancora oggi credo fermamente nell'etica, pur quando questa non coincide con la deontologia!
Roberta
Abilitata nel 2001 ….pago contributi per 11 anni, non tutti convalidati per carenza del requisiti di continuità professionale …due anni fa cancellazione con richiesta di restituzione somme (mai riviste) in contemporanea mi viene diagnosticata una patologia neuro degenerativa che mi costringe prima ad assentarmi dal lavoro con conseguente perdita di incarichi anche in corso, e successivamente, convivere con l’assunzione di farmaci ed i conseguenziali effetti collaterali. Ricomincio da zero ne ho tutta la volontà ….ma come si fa con la Cassa che scassa????
Alessandra
Il primo Maggio di quest'anno scopro di aspettare un bambino dal mio compagno, sto bene, lavoro normalmente e prego ogni giorno che la gravidanza prosegua così. La Cassa riconosce solo 5 mesi di maternità, proporzionali rispetto a quanto hai versato negli anni, se sei iscritta da meno di tre anni riconosce il minimo stabilito ogni anno dall'INPS (nemmeno 1000 euro mese). Penso allora che mi conviene stare sempre bene, se per caso dovessi avere problemi prima del sesto mese non saprei come fare. E' solo da quel momento infatti che si può fare la domanda di assegno maternità. Purtroppo però il 17 maggio alla settima settimana +6 gg ho un aborto spontaneo. Un evento traumatico sia dal punto di vista psicologico che fisico. Rimango in ospedale e poi a casa per circa 10 gg., debbo poi tornare subito a lavoro, volente o nolente debbo. L'aborto è un lutto vero e proprio, la sofferenza di un parto che si conclude con quello che gli psicologi definiscono "braccia vuote" è un'esperienza dalla quale riprendersi è dura, ma si fa, si deve fare...... Passata la crisi iniziale e ripresa la vita di tutti i giorni mi ricordo che il regolamento della Cassa prevede un indennizzo per le donne che hanno subito un aborto spontaneo o terapeutico, ma con mio profondo stupore scopro che l'indennizzo spetta solo se l'evento si è verificato a partire dal 61° giorno di gestazione. Per mia "sfortuna" ho abortito solo qualche giorno prima. Ora: in primis il tempo della gravidanza non si conta in giorni ma in settimane e poi successivamente, ma non di minore importanza, vorrei che mi spiegassero quale differenza c'è tra un aborto al 56° giorno ed uno al 61°. Un aborto è un aborto a prescindere dalla grandezza del feto. Non è per i soldi in sé, è per il continuo scoprire l'esistenza di norme inique, pensate da uomini solo per gli uomini, da ricchi solo per i ricchi, pensate da chi può permettersi tutto: ammalarsi, non avere una pensione, crescere tranquillamente i propri figli, tutto a spese invece di chi non può ammalarsi, stare senza pensione, crescere tranquillamente i propri figli.........
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