Acta si è presentata all’audizione del 5 giugno 2014 presso la
Commissione Lavoro del Senato depositando una Memoria contenente le proposte per modificare i disegni di legge n.1428 e connessi in materia di delega del lavoro (jobs act). Tra gli argomenti anche la tutela dei lavoratori autonomi che si ammalano e un allegato con la Petizione di Afrodite K.
Ecco il resoconto dell'audizione con la Memoria che è stata depositata da Acta:
L’audizione inizia puntuale, anche perché alle 9:28 dovevano scappare a votare la presenza in aula (questo lo capiamo dopo, e comprendiamo quindi perché alcuni fossero così presi dall’orologio appeso al muro). Parlamentari presenti: pochini. C’era Teresa Bellanova, sottosegretaria al Ministero del Lavoro, in rappresentanza del governo. Poi la vice presidente della Commissione, Maria Spilabotte (PD), Nicoletta Favero (PD), forse Alessandra Bencini (ex M5S, ora Misto)(non sono certa che ci fosse, ma il suo viso mi pare di ricordarlo), Rita Ghedini (PD), Pietro Ichino (SC) e Stefania Pezzopane (PD). Era presente anche Walter Tocci (PD), che non è membro della commissione, ma sapeva della nostra presenza ed è venuto proprio per ascoltare noi. Un gran peccato l’assenza dei rappresentanti del M5S, soprattutto di Catalfo e Puglia, entrambi lavoratori autonomi…. Io immaginavo che la loro presenza in Parlamento di per sé avesse portato un modo di fare nuovo, meno ovattata e formale. Più movimentata. E comunque sulla carta erano gli unici in grado di valutare sulla base della propria esperienza personale, sulla propria pelle, le cose che noi proponevamo. E invece niente. Non c’erano.
Sergio Bologna ha esposto le nostre proposte e le nostre posizioni sul Jobs Act. Ha sottolineato l’assenza dei freelance dal panorama delle politiche pubbliche, anzi l’assenza dei freelance dal mondo del lavoro per come lo vede il governo e in generale il Parlamento. La commissione ha ascoltato in modo diligente le nostre proposte, in larga parte ribadite subito dopo anche da Alta Partecipazione, che ha prodotto un proprio documento. Le domande del Sen. Ichino e della Senatrice Ghedini – entrambe impostate in modo molto tecnico dal punto di vista del linguaggio – erano a noi molto familiari. Per quanto uno possa provare a spiegare che i freelance in questa fase storica hanno redditi medi molto bassi, difficilmente sostenibili, e che le politiche del lavoro devono tenere conto di questa realtà (senza ragionare sul vecchio stereotipo dell’autonomo evasore, ricco e individualista), per quanto uno spieghi che pur aumentando all’infinito l’aliquota dei contributi previdenziali della gestione separata, la pensione finale non sarà mai dignitosa …. beh, loro continuano a ripetere le stesse domande: “come siete arrivati a calcolare l’incidenza reale dei contributi sul lavoratore autonomo e a decidere che è superiore a quella del lavoratore dipendente?”; “vi sembra giusto fare così i calcoli?”; “se volete maggiori tutele, siete disposti a pagarle e come?”. Non sembra che se ne esca. La società cambia, non sempre in positivo, comunque cambia, il mondo del lavoro si trasforma. E la politica non riesce a stargli dietro. Dopo 5 anni, le domande sono sempre le stesse. E, di converso, nessuno ha mai da ridire sulle nostre richieste che sono a costo zero perché già coperte dalla contribuzione versata: la maternità universale senza obbligo di astensione dal lavoro per le donne iscritte alla gestione separata e la copertura della malattia lunga. Mai nessuna critica, ma poi nessun atto concreto. Questa volta siamo andati “armati” delle 45.000 firme raccolte dalla Petizione proposta da Daniela Fregosi. Abbiamo ricordato la lotta di Daniela, che abbiamo voluto affiancare fin dall’inizio e che abbiamo fatto nostra anche in Commissione. Tutti annuiscono, con l’aria comprensiva. E poi? Noi oltre al documento, abbiamo suggerito di realizzare una indagine sul mondo del lavoro, perché abbiamo sempre più la sensazione netta che in pochi sappiano di cosa si stia parlando. E finché non è chiaro chi siamo, quanti siamo, come lavoriamo, per chi, a che prezzo, con quali vantaggi e svantaggi, … non si potranno mai realizzare politiche serie sul lavoro. Non siamo un’astrazione, un simbolo, uno stereotipo. Siamo in tanti, differenti, autonomi, flessibili, inquadrati in tanti modi diversi, ma se ci vogliono vedere e ascoltare, noi siamo pronti,… sarebbe ora.
Sergio Bologna ha esposto le nostre proposte e le nostre posizioni sul Jobs Act. Ha sottolineato l’assenza dei freelance dal panorama delle politiche pubbliche, anzi l’assenza dei freelance dal mondo del lavoro per come lo vede il governo e in generale il Parlamento. La commissione ha ascoltato in modo diligente le nostre proposte, in larga parte ribadite subito dopo anche da Alta Partecipazione, che ha prodotto un proprio documento. Le domande del Sen. Ichino e della Senatrice Ghedini – entrambe impostate in modo molto tecnico dal punto di vista del linguaggio – erano a noi molto familiari. Per quanto uno possa provare a spiegare che i freelance in questa fase storica hanno redditi medi molto bassi, difficilmente sostenibili, e che le politiche del lavoro devono tenere conto di questa realtà (senza ragionare sul vecchio stereotipo dell’autonomo evasore, ricco e individualista), per quanto uno spieghi che pur aumentando all’infinito l’aliquota dei contributi previdenziali della gestione separata, la pensione finale non sarà mai dignitosa …. beh, loro continuano a ripetere le stesse domande: “come siete arrivati a calcolare l’incidenza reale dei contributi sul lavoratore autonomo e a decidere che è superiore a quella del lavoratore dipendente?”; “vi sembra giusto fare così i calcoli?”; “se volete maggiori tutele, siete disposti a pagarle e come?”. Non sembra che se ne esca. La società cambia, non sempre in positivo, comunque cambia, il mondo del lavoro si trasforma. E la politica non riesce a stargli dietro. Dopo 5 anni, le domande sono sempre le stesse. E, di converso, nessuno ha mai da ridire sulle nostre richieste che sono a costo zero perché già coperte dalla contribuzione versata: la maternità universale senza obbligo di astensione dal lavoro per le donne iscritte alla gestione separata e la copertura della malattia lunga. Mai nessuna critica, ma poi nessun atto concreto. Questa volta siamo andati “armati” delle 45.000 firme raccolte dalla Petizione proposta da Daniela Fregosi. Abbiamo ricordato la lotta di Daniela, che abbiamo voluto affiancare fin dall’inizio e che abbiamo fatto nostra anche in Commissione. Tutti annuiscono, con l’aria comprensiva. E poi? Noi oltre al documento, abbiamo suggerito di realizzare una indagine sul mondo del lavoro, perché abbiamo sempre più la sensazione netta che in pochi sappiano di cosa si stia parlando. E finché non è chiaro chi siamo, quanti siamo, come lavoriamo, per chi, a che prezzo, con quali vantaggi e svantaggi, … non si potranno mai realizzare politiche serie sul lavoro. Non siamo un’astrazione, un simbolo, uno stereotipo. Siamo in tanti, differenti, autonomi, flessibili, inquadrati in tanti modi diversi, ma se ci vogliono vedere e ascoltare, noi siamo pronti,… sarebbe ora.
Fonte: Acta
Nessun commento:
Posta un commento
Stai commentando come utente anonimo o con il tuo account Google. Consulta la Privacy Policy