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martedì 30 dicembre 2014

#IOnonMIammazzo, mi curo: Codice Penale e Costituzione legittimano lo sciopero contributivo

Prendo spunto dalla recente lettera scritta dall'imprenditore Giuseppe Barresi "Caro Stato io non mi ammazzo, smetto di pagare le tasse" che, appellandosi all'articolo 54 del Codice Penale (stato di necessità) ed all'art.53 della Costituzione (capacità contributiva) dichiara di non riuscire più a pagare con i propri incassi le innumerevoli e salate tasse richieste dallo Stato. Caro Giuseppe, figuriamoci, se in una situazione come quella che tu descrivi, un lavoratore autonomo si ammala pure....

La lettera di Giuseppe è molto chiara e si commenta da sè.

"Mi chiamo Giuseppe Barresi, lavoratore e prima ancora padre e nonno di famiglia, dichiaro apertamente di non riuscire più a pagare, con i miei incassi, tutte quelle tasse che lo Stato mi chiede. Mi appello ai principi dello stato di necessità e della capacità contributiva proporzionale al proprio reddito, stabiliti rispettivamente dagli articoli 54 del Codice penale e 53 della Costituzione per legittimare il mio rifiuto categorico di continuare a contribuire, attraverso le tasse, alle spese per il mantenimento dei privilegi della classe politica che ci governa, vera protagonista di questa crisi economica. Con le loro scelte hanno mantenuto uno Stato parassitario, e scaricato le proprie responsabilità verso le categorie più deboli, in particolare piccoli commercianti e artigiani. Tassa dopo tassa ci hanno portato allo stremo e oltre, spesso inducendoci a pensare seriamente al suicidio. E questa è l'accusa maggiore che faccio ai nostri governanti: induzione al suicidio. In questi anni ho cercato di pagare le bollette, che sono quadruplicate, ho cercato di pagare le tasse comunque quadruplicate, ho cercato di mantenere in vita la mia attività portando al minimo i costi di gestione e riducendo le mie entrate, perché costretto ad abbassare i prezzi (nonostante l'Iva) per mantenere la clientela. Di conseguenza ribadisco apertamente di non poter più pagare ulteriori tasse: non sono un delinquente, non sono un ladro e non voglio essere un evasore, ma davanti a una politica che continua insensatamente a mantenere privilegi e costi sproporzionati, vergognosi e irrispettosi nei confronti di tutti i lavoratori di questo Paese, inizio questa protesta economica appellandomi ai due sopracitati principi:  
Articolo 54 comma 1 del Codice Penale: stato di necessità. Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo. Il vertiginoso e incontrollato aumento delle tasse ha prodotto un danno grave e attuale alla mia famiglia mettendo in pericolo soprattutto il futuro dei miei figli e nipoti.
Articolo 53 comma 1 della Costituzione italiana: tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Io non incasso abbastanza per pagare tutte queste tasse e se non incasso abbastanza vuol dire che c'è qualcosa nei conti dello Stato che non funziona e quindi essendo cittadino italiano esigo che lo Stato si faccia garante della mia condizione familiare. #IOnonMIammazzo" Giuseppe Barresi

L'appello di Giuseppe è davvero molto interessante se applicato ad una situazione nella quale, alla crisi economica ed all'aumento di tasse e contributi (vedi la recente Legge di Stabilità), una partita iva viene anche colpita da una malattia grave o prolungata. La frittata è fatta. Tra pagare e curarsi, direi proprio che la disobbedienza fiscale, e soprattutto lo SCIOPERO CONTRIBUTIVO, è il minimo che lo Stato possa aspettarsi.

Per i lavoratori autonomi che si ammalano gravemente l'art.54 del Codice Penale e l'art.53 della Costituzione assumono una rilevanza ancora più forte.
Come afferma l'avvocato Alessandro De Santis "lo stato di pericolo deve presentare il carattere dell’attualità, ossia deve incombere sul soggetto agente con modalità tali da rendere necessaria, nell’immediatezza, l’azione lesiva, al fine di scongiurare la compromissione della propria o altrui sfera personale. Invero, laddove il pericolo difetti di immanenza, la neutralizzazione dello stesso potrà avvenire attraverso la sollecitazione dell’intervento dell’autorità statale, reputandosi in tal caso ingiustificato il ricorso all’autotutela privatistica." Nel caso della mia disobbedienza contributiva l'appello all'intervento dell'autorità statale è del tutto nullo perchè allo Stato ed alla legge che una partita iva si becchi un cancro non gliene frega un fico secco.
Inoltre, "il pericolo deve consistere nella probabile verificazione di un danno grave alla persona. La giurisprudenza e la dottrina tradizionali, operando un’ interpretazione restrittiva di tale espressione reputavano la scriminante applicabile esclusivamente dinanzi ad un pericolo di lesione dell’integrità psico – fisica". E qua direi che un cancro è un bel danno grave all'integrità psico-fisica della persona, no?.
"Tuttavia, detta ricostruzione appare, allo stato attuale, assolutamente inaccettabile, in considerazione della centralità assunta dalla persona globalmente intesa nel nostro ordinamento giuridico......L’adesione a tale prospettiva ermeneutica conduce inevitabilmente all’abbandono della visione restrittiva della necessità, in luogo di una visione costituzionalmente orientata che estende l’operatività della scriminante in esame a tutte le ipotesi in cui si ravvisi il pericolo attuale di compromissione di un diritto della persona." Se il trattamento riservato ad un lavoratore autonomo che si ammala non rappresenta una compromissione di un diritto della persona, cos'è allora?

Sull'art.53 della Costituzione, che ne parliamo a fare? Se una partita iva con il cancro ha la stessa capacità contributiva di un lavoratore autonomo sano, allora già che ci siamo, togliamogli anche l'esenzione ticket 048 per patologie tumorali, tanto tra un tumore e un'influenza cosa vuoi che ci corra....

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