Vi propongo il bellissimo articolo di Alberta Ferrari, doppiamente rilevante in quanto scritto da una chirurga senologa. Consiglio la lettura a tutte le donne che si sono fatte ricostruire il seno dopo un tumore in modo che possano da oggi guardare con occhio diverso chi fa scelte differenti e lo consiglio anche a tutte le donne, come me, che stanno valutando seriamente la possibilità di rifiutare questa opzione superando ogni schema stereotipato di bellezza femminile. Suggerisco, inoltre anche di visionare le meravigliose immagini di The Scar Project che donano all'articolo della Ferrari ulteriore luce. Grazie Alberta per il tuo importante contributo. Eccolo:
Che impressione vi fanno queste due immagini accostate?
Forse pensate che la prima sia una povera donna mutilata dalla malattia cui non è stata data la possibilità di ricostruire il seno. Magari immaginate che cinicamente sia stata accostata alla foto di una ragazza spensierata con tette al vento per sottolineare lo scempio del corpo.
In verità: in alto GRAZIA (nome di fantasia), 51 anni, a un anno da mastectomia bilaterale per neoplasia recidiva associata a predisposizione genetica BRCA1; non è stata sottoposta a ricostruzione per sua libera scelta.
In basso ANNA, 41 anni, a un anno da mastectomia sinistra con approccio mininvasivo videoassistito (solo una piccola cicatrice nell’ascella) per una neoplasia multicentrica; ha voluto una ricostruzione con protesi, perfezionata con almeno due procedure di chirurgia plastica per ottimizzare il risultato cosmetico desiderato.
Due risultati esteticamente agli antipodi. Chirurgo diverso? No: donne diverse.
E’ facile immaginare la soddisfazione di Anna, che a un anno dalla mastectomia ha esibito un topless che nulla rivela dell’intervento subito.
Tuttavia, pensate che Grazia sia meno contenta? Credete che qualcosa non abbia funzionato e che sarebbe auspicabile rimediare? Lo so, è stato un successo per le donne ottenere il diritto alla ricostruzione. Ascoltando il racconto che Grazia stessa mi ha scritto, però, si comprende bene che un diritto non è un obbligo. A me per prima ha insegnato il rispetto delle ragioni delle scelte individuale, lontano da facili tentazioni di omologazione socio-culturale.
GRAZIA
“Ho 51 anni e sono sposata da 30 anni, mamma di 6 figli e nonna di una nipotina di 6 mesi” (già qui mi sento mancare: sono una coetanea agli antipodi, con un figlio unico di neanche 11 anni!). “Ho scoperto di avere un carcinoma plurifocale al seno sinistro nel 2009. Operata di mastectomia nipple-sparing, da subito il mio unico desiderio era curarmi e possibilmente guarire cercando di mantenere alta la qualità della mia vita che amo. Non sono mai stata favorevole a fare la ricostruzione del seno, nonostante dal primo intervento la menomazione fisica fosse di una certa rilevanza. Accettai di farmi posizionare l’espansore solo perché i chirurghi mi fecero molta pressione spiegandomi che, essendo ancora abbastanza giovane” (abbastanza, ARGH!!!) “ne avrei risentito a livello psicologico e già che dovevo subire un intervento era meglio provvedere direttamente anche al miglioramento fisico del seno. La prima volta che mi guardai non sentii alcun disagio psicologico vedendomi letteralmente mutilata perché comunque la mia attenzione era orientata solo e unicamente al pensiero che avrei dovuto intraprendere una seria battaglia con le cure per poter guarire (soprattutto per mio marito” - affetto da una grave malattia, ma lei non ne accenna - “e per i miei figli che adoro) : visite, esami e chemioterapie. Queste davvero sarebbero bastate perché l’espansore fu per me solo causa di ulteriori torture e sofferenze senza avere peraltro alcun beneficio estetico. Infatti mi ritrovai con un seno che man mano che veniva pompato con grosse siringhe di fisiologica, cresceva sempre più pieno di grinze, ma il chirurgo continuava a rassicurarmi che una volta raggiunta la giusta misura si sarebbe disteso. Questo non accadde e poco più di un anno dopo comparvero delle macchie inspiegabili, come se avessi ricevuto dei pugni, di colore blu violaceo, proprio sulla mammella operata. Per me fu la goccia che fece traboccare il vaso! Era davvero troppo! Con molta fermezza e decisione chiesi al chirurgo di asportare l’espansore. Il mese dopo feci una tac e fu segnalata la presenza di una formazione nodulare ovalare che, guarda un po’, a causa dell’espansore, il mio oncologo interpretò come “callo protesico” e mi disse che il vero problema era che io ero una paziente molto ansiosa. Ma dopo l’asportazione dell’espansore mi fu tolto quel “callo protesico” che a seguito di un esame istologico venne diagnosticato come “carcinoma duttale infiltrante”. Dio mi ha donato di ricominciare la dura battaglia con una nuova equipe di medici, donne di altissima professionalità e appassionate del loro lavoro che chiamerei “missione”. Fui di nuovo operata, questa volta con asportazione definitiva di entrambi i seni (fu riscontrata una mutazione del gene BRCA1) e fui ascoltata e appoggiata nel mio desiderio di non fare la ricostruzione. Seguì ancora chemioterapia e una terapia ormonale di nuova generazione.
Oggi a distanza di un anno mi sento davvero felice di poter riprendere a vivere per la seconda volta e tutto questo lo devo a delle persone fantastiche che desidero ringraziare!!! E sono: la chirurga senologa, l’oncologa, le genetiste, tutto il personale infermieristico molto paziente e di grande professionalità, i medici che mi hanno inserito il porter” (si chiama port, ma sono adorabili queste inesattezze sui termini tecnici!) alla vena centrale. Uno speciale ringraziamento va alla psicologa che mi segue da due anni ormai e mi ha aiutato e ancora mi aiuta con altissima professionalità a superare i miei problemi. Dimenticavo: esteticamente ho sopperito alla grave mutilazione con due protesi esterne che nulla hanno da invidiare a quelle interne, oltretutto senza problemi di continue revisioni chirurgiche necessarie al buon esito estetico. Mi sento molto bene con me stessa e di nuovo ringrazio Dio che mi ha ridonato la vita!!!”
Forse pensate che la prima sia una povera donna mutilata dalla malattia cui non è stata data la possibilità di ricostruire il seno. Magari immaginate che cinicamente sia stata accostata alla foto di una ragazza spensierata con tette al vento per sottolineare lo scempio del corpo.
In verità: in alto GRAZIA (nome di fantasia), 51 anni, a un anno da mastectomia bilaterale per neoplasia recidiva associata a predisposizione genetica BRCA1; non è stata sottoposta a ricostruzione per sua libera scelta.
In basso ANNA, 41 anni, a un anno da mastectomia sinistra con approccio mininvasivo videoassistito (solo una piccola cicatrice nell’ascella) per una neoplasia multicentrica; ha voluto una ricostruzione con protesi, perfezionata con almeno due procedure di chirurgia plastica per ottimizzare il risultato cosmetico desiderato.
Due risultati esteticamente agli antipodi. Chirurgo diverso? No: donne diverse.
E’ facile immaginare la soddisfazione di Anna, che a un anno dalla mastectomia ha esibito un topless che nulla rivela dell’intervento subito.
Tuttavia, pensate che Grazia sia meno contenta? Credete che qualcosa non abbia funzionato e che sarebbe auspicabile rimediare? Lo so, è stato un successo per le donne ottenere il diritto alla ricostruzione. Ascoltando il racconto che Grazia stessa mi ha scritto, però, si comprende bene che un diritto non è un obbligo. A me per prima ha insegnato il rispetto delle ragioni delle scelte individuale, lontano da facili tentazioni di omologazione socio-culturale.
GRAZIA
“Ho 51 anni e sono sposata da 30 anni, mamma di 6 figli e nonna di una nipotina di 6 mesi” (già qui mi sento mancare: sono una coetanea agli antipodi, con un figlio unico di neanche 11 anni!). “Ho scoperto di avere un carcinoma plurifocale al seno sinistro nel 2009. Operata di mastectomia nipple-sparing, da subito il mio unico desiderio era curarmi e possibilmente guarire cercando di mantenere alta la qualità della mia vita che amo. Non sono mai stata favorevole a fare la ricostruzione del seno, nonostante dal primo intervento la menomazione fisica fosse di una certa rilevanza. Accettai di farmi posizionare l’espansore solo perché i chirurghi mi fecero molta pressione spiegandomi che, essendo ancora abbastanza giovane” (abbastanza, ARGH!!!) “ne avrei risentito a livello psicologico e già che dovevo subire un intervento era meglio provvedere direttamente anche al miglioramento fisico del seno. La prima volta che mi guardai non sentii alcun disagio psicologico vedendomi letteralmente mutilata perché comunque la mia attenzione era orientata solo e unicamente al pensiero che avrei dovuto intraprendere una seria battaglia con le cure per poter guarire (soprattutto per mio marito” - affetto da una grave malattia, ma lei non ne accenna - “e per i miei figli che adoro) : visite, esami e chemioterapie. Queste davvero sarebbero bastate perché l’espansore fu per me solo causa di ulteriori torture e sofferenze senza avere peraltro alcun beneficio estetico. Infatti mi ritrovai con un seno che man mano che veniva pompato con grosse siringhe di fisiologica, cresceva sempre più pieno di grinze, ma il chirurgo continuava a rassicurarmi che una volta raggiunta la giusta misura si sarebbe disteso. Questo non accadde e poco più di un anno dopo comparvero delle macchie inspiegabili, come se avessi ricevuto dei pugni, di colore blu violaceo, proprio sulla mammella operata. Per me fu la goccia che fece traboccare il vaso! Era davvero troppo! Con molta fermezza e decisione chiesi al chirurgo di asportare l’espansore. Il mese dopo feci una tac e fu segnalata la presenza di una formazione nodulare ovalare che, guarda un po’, a causa dell’espansore, il mio oncologo interpretò come “callo protesico” e mi disse che il vero problema era che io ero una paziente molto ansiosa. Ma dopo l’asportazione dell’espansore mi fu tolto quel “callo protesico” che a seguito di un esame istologico venne diagnosticato come “carcinoma duttale infiltrante”. Dio mi ha donato di ricominciare la dura battaglia con una nuova equipe di medici, donne di altissima professionalità e appassionate del loro lavoro che chiamerei “missione”. Fui di nuovo operata, questa volta con asportazione definitiva di entrambi i seni (fu riscontrata una mutazione del gene BRCA1) e fui ascoltata e appoggiata nel mio desiderio di non fare la ricostruzione. Seguì ancora chemioterapia e una terapia ormonale di nuova generazione.
Oggi a distanza di un anno mi sento davvero felice di poter riprendere a vivere per la seconda volta e tutto questo lo devo a delle persone fantastiche che desidero ringraziare!!! E sono: la chirurga senologa, l’oncologa, le genetiste, tutto il personale infermieristico molto paziente e di grande professionalità, i medici che mi hanno inserito il porter” (si chiama port, ma sono adorabili queste inesattezze sui termini tecnici!) alla vena centrale. Uno speciale ringraziamento va alla psicologa che mi segue da due anni ormai e mi ha aiutato e ancora mi aiuta con altissima professionalità a superare i miei problemi. Dimenticavo: esteticamente ho sopperito alla grave mutilazione con due protesi esterne che nulla hanno da invidiare a quelle interne, oltretutto senza problemi di continue revisioni chirurgiche necessarie al buon esito estetico. Mi sento molto bene con me stessa e di nuovo ringrazio Dio che mi ha ridonato la vita!!!”
Fermo restando il diritto di ognuna di fare ciò che crede col proprio corpo, il discorso mi sembra un po' tirato per le orecchie.
RispondiEliminaIl fatto che le donne abbiamo due seni non è questione di "stereotipi" o di "omologazione".
E' la natura che ci ha fatte così, mi sembra quindi ovvio e "naturale" che una donna desideri dopo la malattia tornare il più possibile come prima.
Non è nemmeno tanto una questione puramente estetica, è un fatto legato all'integrità del corpo e alla percezione che ne abbiamo.
Si può amare e accettare il proprio corpo anche se modificato dalla malattia (o dall'operazione in questo caso), è una cosa positiva riuscire a farlo, ma da qui a non farsi operare per uno strambo anticonformismo di maniera, ce ne passa...
Danny
Hai toccato proprio il nocciolo della questione direi. Perchè considerare normale e naturale voler riavere le proprie tette (salvo poi che uguali a prima non saranno più e non saranno più le nostre come prima), mentre il non voler ricostruire il seno viene considerato innaturale, anormale e addirittura "anticonformismo di maniera"? Ma porsi il dubbio che si è diversi e che ci possa essere accettabilità sociale in qualsiasi scelta venga presa, no? Perchè le donne che non sentono l'esigenza di ricostruire devono diventare "mostri" strani, incoscenti, mezze pazze? Mah, sinceramente non capisco.... Per questo mi devo sentire una anticonformista di maniera. Ma anche no. Decisamente non mi ci sento. Mi piace pensare che ci possano essere più opzioni, tutte ugualmente accettabili e rispettate dagli e dalle altre e che nessuna venga considerata "tirata per i capelli". Quto di nuovo la frase di una mia amica che dice "La donna ha sempre ragione quando riesce a sentirsi"
RispondiEliminaNon mi sono spiegata, non intendevo dire che una donna che decide di non farsi ricostruire sia un mostro, incoscente, mezza pazza.
RispondiEliminaDiscutevo sulla motivazione.
La donna di cui hai trascritto la testimonianza (seppur condizionata da un'esperienza di riscostruzione negativa) ha scelto di restare senza seno per il proprio benessere.
Tu sembri voler dare un significato "politico" alla tua eventuale scelta; parli di "schema stereotipato di bellezza femminile".
In questo caso non si tratta di stereotipo sessista da combattere, ma di conformazione naturale.
Se vogliamo, possiamo andare in giro con due, una o zero tette, non cambieremo il mondo, nè la percezione del corpo femminile.
Se decidi di restare senza seno perchè ti senti così, va benissimo, ma è una decisione personale, non ha valore politico, non lanci nessun messaggio, gli stereotipi non c'entrano nulla... Questo intendevo dire.
D.
Ci mancherebbe anche questa...., con tutti i pensieri che ho, figurati se mi metto agiocare i giochi politici con la mia povera tetta....certo che la mia scelta è per quello che io sento e per il mio benessere, questo lo dò per scontato. In più, e solo in più, faccio presente quello che vedo intorno a me, cioè un monopensiero dove i medici nemmeno ti chiedono cosa vuoi fare, danno per scontato che tu voglia ricostruire e che tu ci tenga talmente tanto da accollarti procedure, beghe e trafile varie per questo. Se non è stereotipo questo.... Anche il voler per forza dare al seno la connotazione della femminilità, beh questo mi dava fastidio anche prima. E se una le tette ce l'ha piccole o bruttarelle che fa, si spara?. Per me la femminilità è un'insieme di cose non l'ho mai identificata con quella parte del corpo, forse perchè ho un seno piccolo, non lo sò... Comunqu sui canoni di bellezza femminile non c'è la libera scelta perchè basta guardarsi in giro e vedere qual'è l'immagine della donna che ci propinano continuamente. Ecco, la questione è un pò questa, sto incontrando un pò messaggi simili anche nel mondo delle donne operate al seno. Per questo parlavo di stereotipi. Io stessa nel primo periodo ci sono un pò cascata, poi ho cominciato ad avvertire una strana sensazione di disagio che all'inizio pensavo fosse la paura di ritornare sotto i ferri. Invece, non era solo quella, ma bensì la sensazione che avvertivo che tutti davano per scontato che io andassi in quell'unica direzione. Ma non è l'unica, e non è nemmeno la mia forse. Quindi vedremo, se continuo a sentirmi più serena pensando di non farlo come è attualmente, così farò. Per fortuna non ho tutta questa fretta di decidere e posso far decantare.
RispondiEliminaIo non riesco a vederla come una questione di femminilità o bellezza. Secondo me è questione soprattutto di percezione del corpo e della sua integrità. Non importa se sono piccole, grosse, belle brutte, naturali o protesi....
RispondiEliminaSe discutiamo del fatto che il seno grosso è cosiderato più bello o femminile del seno piccolo, come dicevi prima, è vero, si tratta di uno stereotipo; ma se diciamo che avere due tette è più .. normale o naturale (per non dire più bello) che averne una, stiamo solo ribadendo l'ovvio, inutile costruirci sopra arzigogolate teorie.
Una mia amica si è fatta ricostruire dopo la mastectomia bilaterale ma non ha mai fatto rifare i capezzoli. Dice che qui da noi li fanno brutti, che vuole trovare un chirurgo migliore, specializzato, che vuole vedere i risultati in foto, ... tra una questione e un'altra sono tre anni che va in giro senza capezzoli. Forse li rifarà alla fine, forse no, sicuramente ha trovato un suo equilibrio nell'aspetto che ha ora.
Però lei non si sogna di dire che combatte il pensiero unico del seno tradizione o che vuole promuovere un nuovo tipo di bellezza senza capezzoli, lei dice "Non è certo un bello spettacolo".
I medici danno per sottinteso che ci si voglia ricostruire perchè lo vogliono 99 donne su 100, è percentuale di probabilità.
Io ho l'impressione che tu forse non abbia un buon feeling con i tuoi medici o nei confronti del rapporto medico-paziente in genere; abbiamo sempre la libertà di decidere come curarci e quanto operarci ma non lasciarti condizionare dalla mancanza di fiducia nei loro confronti o dal mero desiderio di contraddirli, che a volte mi sembra di leggere nelle cose che scrivi... Buona serata. D.
Io credo che tu non abbia ascoltato quello che ha scritto Daniela. Io credo di aver capito perché mi trovo a dover prendere una decisione che chi mi sta intorno ha già preso dando per scontato che io nn abbia dubbi. La cosa mi fa stare male perché penso di deludere le aspettative ma questo non è positivo per me perché non mi rende libera di prendere il tempo che mi serve per decidere o non decidere quello che voglio fare.
Eliminao ho avuto la fortuna (sì, la considero una fortuna) di poter fare una ricostruzione nipple sparing con inserimento di protesi immediata, cioè sono entrata in sala operatoria con due seni e sono uscita con due seni, non identici agli originali ma rispettabilissimi. Ho 43 anni, sono una bella donna e sento il seno come parte integrante di me stessa. Non mi ritengo per questo frivola o superficiale o legata all'estetica, credo che il seno sia parte integrante del mio corpo e - last but not least - fondamentale nel mio modo di vivere la sessualità. Rispetto le scelte personalissime di ciascuna ovviamente, e credo che sia sempre la donna malata di tumore a dover scegliere per sè stessa su questi temi così personali e delicati, ma sospendiamo ogni giudizio, in un senso o nell'altro.
RispondiEliminaEcco, è proprio lì il punto, dovrebbe essere la donna che sceglie per sè, ed in piena libertà tra l'altro, non accompagnata più o meno forzatamente da una desiderabilità anche sociale. Ecco il perchè di questo ed altri post simili su questo Blog. Qua non si tratta di imporre una scelta piuttosto che un altra o considerarne una migliore di un'altra. Si tratta di dare voce a TUTTE le opzioni possibili e siccome viene data una voce prevalente alla ricostruzione (sto parlando di donne ancora giovani) arrivando quasi a darla per scontata, nel senso che non si chiede nemmeno alla donna cosa vuole fare e lei esce dalla sala operatoria con un espansore messo sotto i pettorali senza nemmeno averlo chiesto.... Per alcune può essere una fortuna, si deve accettare che per altre può non esserlo. E' importante dare voce ed insistere un pò su quello di cui si parla di meno....non perchè sia preferibile ma semplicemnte per arricchire l'assortimento delle scelte possibili che può fare una donna.
RispondiEliminasono daccordo sul fatto che nessuno si interessa di conoscere il pensiero di si trova nella condizione di NON volere la ricostruzione.HO 51 anni sono di TARANTO dovrò risottopormi ad operazione questa volta per mastectomia e TUTTI a partire dai medici ai parenti ed amici hanno gia dato per scontato per non dire per OBBLIGO che io debba fare la ricostruzione.Mi sento privata della libertà di poter decidere da me sulla scelta che io desidero fare.QUESTA è una vera e propria violenza piscologica:COSA TI SALTA IN MENTE SEI GIOVANE!NON HAI IDEA DI COSA VUOL DIRE ESSERE MUTILATA!TI FARESTI IMPRESSIONE! NON TI SENTIRESTI PIU DONNA!LO DEVI FARE PER I TUOI FIGLI ecc.Bene io in questo momento cosi delicato della mia vita voglio concentrare i miei pensieri sulle persone che amo ,sul tempo che scorre veloce e vorrei averne tanto per recuperare gli errori fatti ed amare eperdonare e donare e sorridere ancora come non ho mai fatto prima di ora pensando che la cosa piu importante è che OGNI GIORNO è un giorno nuovo sotto il CIELO e io ringrazio DIO per avermi aperto gli occhi e fatto vedere le cose che prima non vedevo!Ecco in questo momento io penso di non volere la ricostruzione, non sento che mi appartiene, magari fino al giorno delll'operazione potrò cambiare idea ma DESIDERO ESSERE LASCIATA LIBERA DI SCEGLIERE CON LA SERENITà NELL'ANIMO:E NON SEMPLICEMENTE PERCHE SONO GIOVANE E DEVO ANCORA ESSSERE PIACENTE
RispondiEliminaBellissima risposta
EliminaE' esattamente l'esempio di quello che volevo dire nel mio commento precedente
RispondiEliminaho appena fatto un intervento di ricostruzione dopo una mastectomia bilaterale e se mi avessero detto che il risultato ottenuto fosse stato cosi orrendo penso che avrei fatto come Grazia
RispondiEliminaCiao a tutte,
RispondiEliminasono Flavia , operata di mastectomia il 28 ottobre, e in sede di intervento mi è stata messa una protesi definitiva.
Non ero preparata nè alla mastectomia nè alla protesi definitiva.
A distanza di 15 gg. ho ancora due drenaggi, e sento questa parte dura,
ingombrante e fastidiosa..... e sopratutto inutile.
A cosa mi serve?
Ringrazio Grazia, per la sua testimonianza perchè quello che dice è esattamente quello che sento in questo momento e mi permette di ascoltare i miei bisogni...e soprattutto di sentirmi autorizzata a ragionare per come sono io.
Flavia
Cara Donatella, a me nessuno mi ha convinta a mettere l'espansore sotto cute, me lo sono ritrovato quando mi sono svegliata..... e non ti dico altro. Adesso me lo tengo da quasi 3 anni con tanto di cavo arrotolato sotto l'ascella e valvolina sottocute perchè ritornare sotto i ferri per fare la ricostruzione definitiva con adeguamento pure dell'altro seno non ne ho proprio voglia. Ma sta tetta bionica non si può dire che non dia noia....
RispondiEliminaCiao a tutte sono stata operata il 18 /04/2016 ho letto con interesse e attenzione le vostre testimonianze grazie io porto un espansore alla mammella dx e mi da molto fastidio mi sembra a volte di sentire un chiodo che punge vicino al solco mammario vi chiedo se è normale come sensazione il mio chirurgo lo sa ma non ha detto nulla io devo fare la chemio inizio a metà maggio questo dolore e molto debilitante per me qualcuna di voi a avuto un'esperienza simile? Vi ringrazio per l'attenzione un saluto a tutte Anna
RispondiEliminacome voi io sono la sorella di una ragazza di 39 anni anche lei ha subbito una mastectomia bilaterale dovrebbe fare un altro intervento gli hanno detto ,che dovrebbe togliere anche la pelle ,avendo tanta paura non sà cosa fare ,ha già subbito il primo intervento adesso deve fare il secondo per togliere il silicone provvissorio è fare la definitiva cosa consigliate ?è in.più vorrei sapere se togliendo la pelle come sarebbe dopo il seno?ci sono molte cicatrici?
RispondiEliminaCiao a tutte. Che bel Blog! E ci sono capitata quasi per caso! Ecco la mia storia. Mastectomia seno destro con inserimento di espansore nel settembre del 2012.Avevo 64 anni. Ricostruzione nel luglio 2013. Se tornassi indietro non lo rifarei, intendo l'inserimento dell'espansore al momento della mastectomia e relativo 2° intervento per togliere l'espansore e mettere la protesi definitiva. Tutto il percorso è stato molto molto doloroso: sentivo sempre come una morsa che mi stringeva a livello del torace sotto il seno, come se fosse tropo stretto il reggiseno, che dovevo indossare per forza. Ma non era questo! Per mesi e mesi non riuscivo nemmeno a riposare tranquilla di notte dal fastidio-dolore che sentivo sempre (dico proprio SEMPRE!), per non parlare di rigirarmi nel letto, che ancora devo stare attenta anche con la protesi definitiva, dopo ormai tre anni e mezzo! Che dire, quando ho scoperto di avere un tumore, la dottoressa, sicuramente con intenzioni benevole e aiutarmi a superare il colpo, mi ha parlato subito della protesi prospettandomela come una passeggiata...Lei è ancora una bella donna, molto giovanile, vedrà che avrà un seno più bello di prima! Era così brava che ci ho creduto fino a convincermi. La ricostruzione oltre a tutti i fastidi (e i veri dolori) è risultata anche esteticamente indecente. A novembre del 2014 ho subito un secondo intervento riparativo con sostituzione di protesi. Esteticamente devo dire che pur non essendo ottimale non è nemmeno paragonabile a prima. Tuttavia a livello funzionale... mi da sempre un gran fastidio, direi quasi dolore. E' proprio un posticcio appiccicato lì e duro come un mattone. Continuo a fare cicli di fisioterapia, ma non cambia un granché: ad ogni piccolo movimento la protesi tende a saltare. Mi hanno detto che il muscolo pettorale è rimasto iperattivo e di conseguenza devo imparare a fare certi esercizi per tenerlo a bada e allungarlo... Poi c'è il discorso della forza, voglio dire che il braccio ha molta meno forza di prima: non riesco più nemmeno a spremere un limone (sento subito il petto tirare), ho imparato ad usare lo spremi linone con la mano sinistra. solo col braccio destro non ce la faccio più a sollevare la cler (porta basculante)del box, non riesco ad appoggiare il gomito (per esempio quando mi alzo dal letto), o a sdraiarmi pancia a terra per leggere, per es. in spiaggia. Insomma quel pettorale (inciso per infilarci sotto la protesi) non ha nemmeno la metà della forza che aveva prima. Mi hanno anche sconsigliato anche di andare in palestra ginnastica dolce per non sollecitare questo pettorale!
RispondiEliminaSono delusa e arrabbiata: tutte queste cosa non ti vengono dette prima dell'intervento!
Scusate lo sfogo, ma desideravo condividere con qualcuno questa mia esperienza e sapere se c'è qualcun'altra che ha più o meno i miei stessi disturbi. A volte credo di essere io una "piagnona"...
Hai toccato il punto. Tutte le scelte sono plausibili ed accettabili, avendo però le info prima per poter scegliere. Purtroppo spesso non è così.......
EliminaScusa Daniela, sono Mary quella che ha appena raccontato la sua storia (chiedo scusa: prima ho dimenticato di presentarmi).Sì, hai ragione, dovrebbe essere come dici tu per poter scegliere con consapevolezza, invece...
EliminaHo letto i tuoi post e, se ho capito bene, a te hanno messo l'espansore sotto cute? Quindi non ti hanno inciso il muscolo pettorale? Possibile? E cosa sarebbe questo tubo che arrotoli sotto l'ascella? Io con l'espansore, che però era inserito sotto il muscolo pettorale, non avevo nessun tubo. L'espansore aveva una sua valvola che si apriva con un aggeggio che mi avevano consegnato e che dovevo portare con me ogni volta che si doveva fare il riempimento. Questo aggeggio in pratica era una calamita che appoggiandola al mio petto intercettava la valvola dell'espansore dove la dottoressa con un siringone mi iniettava il liquido di riempimento. Riempimento che serviva proprio a fare in modo che il muscolo pettorale si allargasse espandendosi fino a fare la tasca grande quanto la protesi che poi doveva accogliere. E’ questo che mi sembra strano, ovvero sotto la pelle mettono direttamente la protesi non l’espansore, per fare quel che chiamano ricostruzione immediata, ovvero in un solo intervento. Ciò è possibile perché una volta tolta la ghiandola del seno la pelle ha già l’elasticità-espansione giusta per mettere la protesi definitiva, non c’è bisogno dell’espansore… Ma forse sono io che non ho capito, mi potresti illuminare? Grazie.
sì infatti non hai capito... espansore sotto il pettorale, il tubicino è quello che va dall'espansore alla valvola tutto sottocute, siccome è lungo e io sono molto magra e piccola mi sale fino all'ascella e poi riscende
EliminaAh, ecco. Mi sembrava strano... poi tre anni con l'espansore già gonfio... Mi dispiace, ma dovrai trovare il coraggio di decidere cosa fare, anche perché credo che l'espansore abbia un limite di durata. Ma a questo punto la "scelta" non credo sia ampia, o togliere tutto e via, o ricostruire... e che Qualcuno guardi quaggiù! Per tutte noi. Coraggio: sai fra tante ho conosciuto anche qualcuna a cui è andata bene.
RispondiEliminaAuguri sinceri. Mary
Falso anche questo, purtroppo i medici non lo spiegano chiaramente ma ormai tutti gli ultimi modelli di espansore sono fatti teoricamente per durare in eterno. Ma la maggiorparte delle donne è convinta di "doverli" sostituire con le protesi definitive che poi definitive non sono e può succedere anche a loro qualcosa nell'arco della vita. La differenza è che l'espansore è molto più duro e rigido, ma anche lì..... qualche donna ha notato pesantemente la differenza altre donne si lamentano anche delle protesi definitive
EliminaIo sono stata operata da mastectomia bilaterale io 29/12/16 e ora ho due espansori.
RispondiEliminaNon sento dolore un po' di fastidio e un po' alla volta verrano gonfiate.
Poi l'intervento per le protesi.
Sono serena e felice di avere i miei seni e la fortuna di avere ancora entrambi capezzoli.
Io la penso così, ho 57 anni e se mai mi cadesse un dente, lo rimetterei finto senza problemi.
Serena e tranquilla come prima di iniziare il tutto.
Ciao Adelaide, che bello, un'altra fortunata! E sì, ce ne sono, anche se non ne ho sentite molte. E con quale serenità stai riuscendo ad affrontare il tutto! Sono davvero felice per te, felice di sentire ogni tanto che c'è qualcuna a cui sta andando bene e che non riscontra particolari problemi, solo "un po' di fastidio"... Mi sembra quasi incredibile quello che dici, e la forza che dimostri, soprattutto a distanza di appena un mese dall'intervento! Io ho impiegato un sacco di tempo solamente per guarire dalle ferite, quanto ho sofferto! Meno male che c'era mio marito ad accudirmi, (non gli sarò mai sufficientemente riconoscente), diversamente non so come avrei fatto visto che ogni movimento mi procurava dei dolori assurdi, quando mi aiutava a lavarmi e a fare la medicazione piangevo come una bambina... e lui si disperava a vedermi in quello stato. Dopo una settimana mi era persino venuta la febbre alta. Eppure ai controlli in ospedale mi dicevano che era andato tutto bene e che tutto stava procedendo al meglio! Mi ricordo tutto come un incubo! Sono passati ormai più di quattro anni, sto prendendo ancora la mia pillola giornaliera (per due anni Tamoxifene, poi per una serie di effetti collaterali, sostituito con Astrozolo)...
RispondiEliminaComunque a me nessuno aveva prospettato un percorso così duro… anzi mi avevano presentato il tutto come ovvio, quasi come una passeggiata… e questo non è onesto perché non mi ha permesso di valutare preventivamente se fare o non fare la ricostruzione. Forse l’avrei fatta lo stesso, non so, ma l’avrei valutata come si valuta un’ opzione e non come una scelta obbligatoria!
Pur tuttavia sono ancora qui e spero di continuare questa battaglia che seppure dura mi permette di esserci ancora.
Auguri Adelaide, che la tua forza continui e che il tuo percorso proceda al meglio!
Mary
Invidio la donna che ha deciso di non rifarsi! Io sono5anni che sono guarita e non ho ancora finito, mi mancano i tatuaggi... Visto l andazzo mi toccherà campare cent anni x vederlo finito...
RispondiEliminaIo ho subito una mastectomia a novembre, ho terminato il percorso di riempimento a marzo. Vorrei fare la ricostruzione, ma qui non si capisce nulla sulle tempistiche, quanto bisogna aspettare? Ora per i rallentamenti danno la colpa al COVID, ma in realtà ho sentito che i tempi son comunque lunghi. Ci sono valide strutture private a cui potersi rivolgere?
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