Dal V Rapporto Censis (scaricabile interamente registrandosi al sito) sulle condizioni dei pazienti con tumore alla mammella (maggio 2013) emergono alcuni interessanti elementi che ho provato a declinare rispetto alla condizione delle lavoratrici autonome.Il campione di base è quello di 429 donne. Il 58% di esse è tra i 40 e i 59 anni, si tratta quindi di un'età lavorativa.
Il 26% di queste donne non ha un caregiver, non ha cioè un parente o una persona amica che si occupa prevalentemente di lei, dandole assistenza, accompagnandola alle visite, trattamenti, cure, dialogando con i sanitari, aiutandola a prendere decisioni. Mica poche.
Molte di queste donne devono affrontare quindi tutto da sole. Se poi sono anche lavoratrici autonome, sono a cavallo. Ma del resto una libera professionista dovrebbe essere abituata ad occuparsi di mille cose, no? Oh che volete che sia, continuare a farlo anche con un tumore addosso?
Occorrono in media circa 8 mesi per la ripresa delle normali attività quotidiane. Figuriamoci per il lavoro. Tutto tempo in cui tranquillamente si può vivere d'aria, sperando di stare in campagna come me, così almeno è pulita.
Il 26% di queste donne non ha un caregiver, non ha cioè un parente o una persona amica che si occupa prevalentemente di lei, dandole assistenza, accompagnandola alle visite, trattamenti, cure, dialogando con i sanitari, aiutandola a prendere decisioni. Mica poche.
Molte di queste donne devono affrontare quindi tutto da sole. Se poi sono anche lavoratrici autonome, sono a cavallo. Ma del resto una libera professionista dovrebbe essere abituata ad occuparsi di mille cose, no? Oh che volete che sia, continuare a farlo anche con un tumore addosso?
Occorrono in media circa 8 mesi per la ripresa delle normali attività quotidiane. Figuriamoci per il lavoro. Tutto tempo in cui tranquillamente si può vivere d'aria, sperando di stare in campagna come me, così almeno è pulita.
Per quanto riguarda le conseguenze sul lavoro dichiarate dalle donne, il 42% dichiara di aver dovuto fare assenze, il 33% ammette di aver ridotto il proprio rendimento, il 19% ha dovuto lasciare il lavoro. E' evidente quanto, soprattutto, la prima percentuale, crei disparità tra lavoratrici dipendenti e lavoratrici autonome. Una professionista il permesso per le assenze, sperando che sia credente, lo può chiedere solo al Padreterno.
Arriviamo adesso alle terapie a cui sono state sottoposte. L'87% dichiara di aver subito interventi chirurgici, l'83% la chemioterapia, il 52% la radioterapia, il 39% la terapia ormonale. Tutte terapie che danno pesanti effetti collaterali sia fisici che psicologici. L'ideale se devi essere sempre superperformante, superefficiente ed superefficace come una lavoratrice autonoma (perchè se non lo sei non ti chiamano più).
Il 39% dichiara, inoltre, di aver dovuto effettuare attività riabilitative (fisiche e/o psicologiche). Attività che prendono un sacco di tempo e sono dilazionate nel tempo, anche per mesi. Se per esempio io devo fare 3 volte a settimana una fisioterapia per 1 ora a seduta e per il mio lavoro di professionista autonoma, ricevo un ingaggio di 3 giornate consecutive, magari sbattuta chissà dove sul territorio nazionale, le cose sono due, o rinuncio alla commessa, o salto le fisioterapie. Bello, eh?. Una lavoratrice dipendente può magari chiedere un ora di permesso. Noi, no.
La ricerca inoltre evidenzia che i costi sociali medi procapite stimati per paziente e caregiver sono pari in media a 28 mila euro per le pazienti con tumore alla mammella che hanno avuto una diagnosi da al massimo cinque anni.
Oltre il 51% delle donne valuta come insufficienti le tutele economiche di cui beneficia. Se dovessimo scorporare questo dato, secondo me, le differenze tra lavoratrici dipendenti e autonome, sarebbero altissime.
In sintesi ammalarsi di tumore al seno vuol dire fronteggiare conseguenze economiche molto pesanti, fatte di minori redditi e maggiori costi. Occorrerebbero modalità di supporto prolungate nel tempo e che favoriscano il rientro nella vita sociale.
Questo per TUTTE. Visto che tutte le lavoratrici pagano tasse e contributi e visto che la salute ed il lavoro sono principi fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione.
Il documento citato qui sopra è il V Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici http://www.favo.it/quinto-rapporto/quinto-rapporto-2013.html
RispondiEliminacurato dall'Osservatorio creato da FAVO che ha riunito in un comitato scientifico ed editoriale enti e società scientifiche che danno il proprio contributo al servizio dei malati oncologici http://www.favo.it/storia.html: oltre alla FAVO, il Censis, l'Associazione italiana degli oncologi medici (AIOM), l'Associazione italiana di radioterapia oncologica (AIRO), la Società Italiana di Ematologia (SIE), Istituto Nazionale dei Tumori di Milano (INT), Federsanità-Anci, la federazione italiana medici di medicina generale (FIMMG), la Società Italiana di Psico Oncologia (SIPO), la Società Italiana di Chirurgia Oncologica (SICO), il Coordinamento Generale Medico-Legale dell'INPS e la Direzione generale del Sistema informativo del Ministero della Salute.