Un tumore non è solo un problema di salute. E' un salasso economico in piena regola. Per una lavoratrice autonoma lo è ancora di più. Se poi sei anche sola.....hai fatto bingo. Io ne so qualcosa, leggi i costi del mio tumore.
Un'indagine del 2008 (Fonte LILT) ha messo in luce che curarsi per il cancro al seno (ma del resto la cosa è stata provata da un'altra ricerca Favo-Censis del 2012 per tutti i tipi di tumore) costa di fatto nove stipendi: per visite specialistiche ed esami utili soprattutto a bypassare le liste d’attesa — sempre più lunghe per l’aumento del numero di pazienti — le donne arrivano a spendere di tasca propria fino a 3.299 euro, altri 8.663 li perdono per la riduzione del reddito causata dalla malattia. Poi ci sono i costi per le trasferte (273 euro) e quelli per gli aiuti domestici (730). Una cifra impegnativa, senza contare poi che la donna può anche essere sola (come me), e non avere un nucleo familiare vicino che la supporta (compagno, figli). L’indagine ha avuto l'obiettivo di verificare le spese sostenute di tasca propria dalle donne operate di tumore al seno durante i due anni e mezzo in media di cure.
Preso in considerazione un campione di 292 pazienti finite sotto i ferri tra il 2003 e il 2008. Anche se l’86% complessivo dei costi è a carico del servizio sanitario nazionale, visite specialistiche, esami, fisioterapia, farmaci, eventuali interventi di chirurgia ricostruttiva e acquisto di reggiseni ad hoc mettono a dura prova i risparmi. Soprattutto in tempi di crisi. Tra la diagnosi e l’intervento trascorrono in media quattro settimane. Ma davanti alla malattia anche l’attesa di un minuto sembra insostenibile. Così almeno sei malate su dieci prenotano visite a pagamento (per un totale di 473 euro a testa). Il desiderio è di farsi visitare da un medico di fiducia, magari solo per avere un secondo parere. Non solo: una donna su tre fa Tac, risonanze magnetiche, eccetera, a spese proprie (per complessivamente 537 euro). È un modo per avere un appuntamento in tempi brevi (o percepiti come accettabili dalle malate, pressate dall’angoscia).
Bisogna aggiungere, poi, i costi sostenuti per gli spostamenti e gli aiuti domestici. Ma non finisce qui. Oltre alle spese di tasca propria ci sono i guadagni mancati a causa della malattia: per una lavoratrice su due la busta paga (da 1.425 euro in media) si riduce del 44% (per i cambiamenti dell’orario d’ufficio, le modifiche al ritmo di lavoro o per la necessità di dover cambiare posto). Nei due anni e mezzo di terapie, insomma, tra costi sostenuti e soldi persi si arriva a quota 12.965 euro per chi lavora, 9.264 per le altre. Tra le richieste più diffuse avanzate dalle malate di tumore al seno, quella di avere corsie preferenziali per i controlli medici almeno nella fase della diagnosi. Le principali difficoltà di chi si ammala di tumore oggi è quella di riuscire a portare avanti, insieme, la vita lavorativa e il diritto di accesso alle cure. Anche se il nostro sistema sanitario è tra i migliori del mondo perché gratuito, in troppe devono pagare costi aggiuntivi di tasca propria, altre addirittura rischiano di perdere il lavoro.
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